Il problema principale di tutti i progetti D.I.Y. che mi propongo di portare a termine, è che ognuno di loro comporta la costruzione o creazione di qualcosa. Per costruire (sia cucendo, incollando, annodando, dipingendo o quant'altro) ci vuole una precisione e dimistichezza che non posseggo, quindi la maggior parte delle volte rimando all'infinito finchè me ne dimentico, oppure dichiaro l'impresa persa in partenza.
Ma da qualche settimana il web sembra ossessionato da un progetto D.I.Y. che non potevo lasciarmi scappare, principalmente perchè, per la prima volta, non si tratta di cotruire, ma di distruggere. Dovremmo forse chiamarlo U.I.Y.,
Undo It Yourself, che in italiano suonerebbe più o meno come "disfatelo da solo."
Se come me passate una notevole quantità di tempo a navigare tra i blog, avrete di sicuro notato le magliette disfatte (in inglese si dice
shredded e non credo esista una parola italiana equivalente. Qualcosa tipo
fatto a brandelli, sfilacciato, stracciato: tutti termini che non mi soddisfano) di
Raquel Allegra.

Il concetto è semplicissimo: una maglietta usata, di qualsiasi tipo (lei usa vecchie magliette recuperate in giro per le prigioni, cosa che in realtà mi inquieta un po'), tanta pazienza, e il ritultato è un capo dall'aria evanescente, leggerissimo, con una struttura diversa da tutto quello che si vede in giro ultimamente.
Le blogger più attive ovviamente non hanno perso tempo a crearsi la loro T-shirt personalizzata (perchè, per quanto belle, le originali
non sono esattamente economiche), dando il più libero sfogo all'immaginazione per colori, forme e direzioni di stracciamento.
Childhood Flames ha perfino pubblicato una video-lezione per chi, come me, è un po' più tardo a cogliere l'ovvio, ovvero che per creare queste magliette basta tirare un filo alla volta e avere tanta pazienza.
Ma potevo prdere l'occasione di distruggere qualcosa per creare qualcos'altro? Assolutamente no, e per una settimana ho disfatto ovunque mi trovassi: in autobis, in ufficio, davanti alla tv, al bar la mattina. E' stato un progetto ossessionante (e non privo di momenti di sconforto), ma ora che è finito non vedo l'ora di attaccare tutte le magliette dismesse che giacciono un po' ovunque nel mio armadio, e trasformarle in qualcosa di vagamente portabile.

(è evidente che le mie doti auto-fotografiche debbano essere perfezionate, ma in mia difesa vi confesso che è da un mese che vivo senza specchio a figura intera)
Ho usato una
super-cheap maglietta di Primark color ecrù, che dopo un lavaggio era già troppo corta e troppo larga. Lo
shredding le ha dato nuova forma, e anche se la scollatura ampia non è il massimo (il risultato è mille volte meglio con il classico collo da T-shirt), il drappeggio che ne è risultato è molto piacevole e la nuova texture è soffice (ho una fobia per le T-shirt non abbastanza soffici).
Sono innamorata di questo effetto arricciato/stropicciato, e non vedo l'ora di perfezionare la tecnica (come potete notare dai buchi, anche per distruggere mi serve un po' di pratica) con ogni tipo e colore di T-shirt che avrà la sfortuna di capitare sotto la mia onda distruttiva!
Per quanto riguarda lo styling, non credo di essere pronta ad affrontare l'effetto pelle nuda alla
Fashion toast: in primis perchè sarebbe stupido in questo clima polare, e poi perchè non trovo che l'effetto su di me sarebbe poi così fine. Questo tipo di styling è preferibile su spiaggie californiane e feste estive, lontane anni luce da me. Credo che lavorerò sulla sovrapposizione di colori e stoffe, vedremo come va...