Monday, December 31, 2007

PER UN 2008 SENZA FRONZOLI...


APC, Loeffer Randall, Jerome Dreyfuss, Les Prairies De Paris.


Golden Goose, Mayle, Topshop, 3.1 Philip Lim


Alexander Wang X3, Ygal Azrouel

Tuesday, December 25, 2007

AUGURI!




Buone feste da Pillole Di Moda!

Sunday, December 23, 2007

BELLE FOTO, BELLA GENTE

Come forse avrete capito, sono un'apassionata di blog, di qualsiasi genere. Da quando avevo 15 anni, ho coltivato religiosamente la mia passione, fino a che, qualche anno fa, ho scoperto qualcosa che mi piace ancora più dei blog: i blog di streetstyle. Dal classico The Sartorialist a Facehunter, i più famosi, fino ad una lista incredibilmente lunga di blog con sede un po' in tutto il mondo. Cosa mi manca è una sostanziale lista di streetstyle blogs italiani. Non dico che non ce ne siano, solo che spesso (e soprattutto essendo il mio occhio viziato dai suddetti Sart e Facehunter) non mi piacciono molto. Trovo che la qualità della fotografia sia scarsa, gli stili forografati non certo i più originali, e non mi pare ci sia poi così tanta ricerca e cura.



Finalmente, oggi ho trovato quello che si avvicina di più ad un perfetto blog streetstyle tutto italiano: Diedlastnight. Per essere pignoli, si tratta di una rivista online di fotografie di feste ed eventi (come per esempio l'americano The Cobra Snake o l'inglese Dirty Dirty Dancing) con sede a Milano. Ogni numero è dedicato ad una festa diversa, e la fotografia è stupenda: non le solitefoto un po' mosse, con il flash che fa quello che vuole e i colori sciacquati, ma vere foto con bellissimi colori e consapevolezza di luci, ombre e colori.

NUOVE TECNOLOGIE/VECCHIE TECNOLOGIE

Anche se ne sono poco pratica, la tecnologia mi piace. Mi piace avere un computer veloce che fa di tutto e mi permette di navigare su internet ovunque sono, non vivo senza un cellulare che mi tenga in contatto con tutti i miei amici in modo veloce ed efficiente, sono molto realizzata quando posso guardare un film in tutte le lingue sul dvd, e non so come farei a volte ad isolarmi dal caos della città senza il mio ipod. Detto questo, sono anche una grande fan delle vecchie tecnologie. Amo il vinile e quei vecchi dischi dei Beatles che hanno segnato la mia infanzia, le audiocassette il cui nastro puntualmente si srotolava ed era tutto da buttare.

Oggi ho trovato una degna unione di vecchio e nuovo. Si tratta del porta ipod ideato da 45ipodcases/. Più che un porta ipod è un vero e proprio outfit vintage per l'ipod: il lettore viene infatti nascosto dietro ad una vecchia audiocassetta.




Il prezzo (45 dollari) è irrisorio, se si pensa alla soddisfazione di unire in modo unico la nostalgia della musica vintage e la più nuova tecnologia di ascolto.

Sunday, December 16, 2007

EVOLUZIONE DI UNA GONNA

Finalmente in Italia, dove si sta tanto tanto bene, ma la connessione internet è molto lenta e molto ballerina (colpa di una sorellina chat-dipendente). Quindi, dopo una lunga lunga attesa perchè il blog di Dreamecho si caricasse, eccomi davante all'ennesima meraviglia.

Devo forse premettere che Dreamecho è uno di quei blog che amo particolarmente, essendo una specie di Stylebubble, in cui una ragazza americana (al momento vive a Boston) sperimenta senza limiti con la moda. Nella sezione Experimentation gioca con svariati capi di abbigliamento, appunto sperimentandone usi diversi da quelli comuni di gonne, vestiti e quant'altro.

Oggi è stata la volta di una gonna scovata in un negozio di abiti di seconda mano, e usata prima come gonna, poi come vestito, e infine come maglia. Come al solito, credo che le immagini dicano più dei mille commenti sconclusionati che potrei aggiungere, quindi ecco qui:







Fantastica (non ho ancora deciso se mi piace di più versione vestito o top...).

[tutte le foto, Dreamecho]

Friday, December 14, 2007

ICONE DI STILE, FORMATO MIGNON

Avrei proprio tante cose da scrivere su questo mio piccolo blog. Purtroppo, una serie di sfortunati eventi (seguo il fuso orario di seoul per lavoro, devo scrivere la tesi, domani parto per l'italia e come se non bastasse "piove" dal soffitto di camera mia) me lo hanno impedito.

Prima di tornare al lavoro, vi voglio segnalare un blog adorabile. Trovato per caso, è il blog di Lisa, giovane (credo molto giovane data corporatura e faccia da bambina) cheerleader svedese dai gusti sofisticati. Il suo blog è una raccolta di foto che spaziano da gastronomia a paesaggi, con moltissimi scatti dei suoi outfit quotidiani.

Il suo stile è a metà fra la fanciullezza e l'età adulta, e mi piace proprio per questo: Lisa sa sdrammatizzare i capi più seri con ironia, in un miscuglio di scarpe da tennis e jeans, gonne stampate, borse o cinture vintage e un po' di fai-da-te.



Purtroppo il blog è interamente in svedese, quindi non ho idea di cosa dica. Per ora mi accontento di guardare le foto.

[tutte le foto Lisaplace]

Sunday, December 09, 2007

QUANDO FUORI PIOVE...

Quando fuori piove (e, come potete immaginare, qui succede spesso), va a finire che passo giornate intere senza metter naso fuori casa. Il motivo comprende la mancanza di abiti e calzature effettivamente adatte al clima (sì, dopo anni di vita londinese ancora non mi sono attrezzata), un freddo cane e generale pigrizia. Per non parlare del fatto che, così vicino a natale, addentrarsi per le vie del centro equivale ad un suicidio, per le masse di turisti e compratori natalizi impazziti. L'alternativa è dunque stare in casa con una perenne tazza di tè alla vaniglia, digestives al cioccolato, il mio computer e mille riviste.

Capita spesso che queste infinite giornate portino alla luce interessanti scoperte. La scoperta di oggi è Après Midi, dalle pagine di un vecchio Marie Claire Maison. Incusiosita dalle ballerine multicolore viste sulla rivista, dopo una breve e distratta ricerca google sono approdata sul loro sito/blog.

E, come spesso accade, ora riesco a malapena a contenere l'eccitazione.

Sì, perchè stiamo parlando di gioielli fatti a mano raffiguranti torte e pasticcini, ballerine di capretto dai colori pastello, stole di volpe molto speciali, il tutto in un negozio stile Ora Del Tè inglese della miglilore qualità:




Dunque, ci sono ballerine foderate di peluche (!), anelli/bottone vintage multicolore, sushi di feltro, stole di volpe peluche (!!!). Cosa si può chiedere di più?





Per i più fortunati (perchè, ahimè, non so quando potrò tornare a Milano, fra feste comandate, studi e lavoro), Après Midi è in via Pastrengo 7 a Milano (T 0039 02 6889534, email apres-midi@tiscali.it)

PIU' SINCERI DI COSI'...

Non è moda, ma arte. Se fosse moda, sarebbe sfacciata, volgare, inappropriata, ma molto sincera.



UNDER/COVER, Adelle Lutz

Il sesso non sconvolge più, ma i peli?

Tuesday, December 04, 2007

SONO PATETICA? SONO PATETICA.

Ma sono molto molto moltissimo eccitata per il nuovo Vogue Italia. Il motivo? Qui sotto:







Vogue Paterns, foto di Steven Meisel. Modelle come bambole pronte da scartare in un mare di stampe contrastanti, d'ispirazione fortemente klimtiana. Una goduria per la vista. Unica sofferenza: non sarò in Italia che fra dieci giorni, ma non vedo l'ora di guardarmi queste immagini con la giusta dose di patina.

[Foto da Style.it via Foto Decadent]

IN FONDO, SIAMO TUTTI COMMERCIANTI?

Quando Domenica sera in TV si è parlato di moda amici, parenti e conoscenti hanno tutti preso in mano telefono o computer e mi hanno avvisata. Questo, presumo, per due motivi: perchè la moda in TV è un evento eccezionale, e perchè tutti sanno bene (anzi, ora posso dire benissimo) cosa faccio e quali sono le mie passioni. Incuriosita, mi sono fiondata a guardare la trasmissione non appena disponibile online.

Il programma in questione è Report, in onda su Rai Tre la domenica sera. Il documentario inchiesta, intitolato "Schiavi del Lusso," toccava alcuni punti fondamentali del sistema moda: Sfilate, Produzione e Pubblicità.

Insomma, per lo scalpore che questo programma ha creato, mi sento in dovere di commentarlo, dove possibile.

SFILATE. Grande enfasi sulla direttrice di Vogue U.S.A. Anna Wintour, e su come sia l'arpia del sistema moda mondiale, dettando legge su sfilate e stilisti. Ha fatto scalpore come abbia chiesto agli stilisti di condensare la Settimana della Moda milanese in qualche giorno di modo da non dover restare a Miano troppo a lungo (presumibilmente per motivi di cambio euro-dollaro). Ciò ha penalizzato gli stilisti minori, relegati alla fine della settimana quando i maggiori redattori e compratori se n'erano già andati.

Certo questo fa pensare, specie se affiancato al fatto che a Parigi invece non è successo niente del genere, mandando su tutte le furie la signora Wintour, che, come ci si poteva aspettare dal suo carattere permaloso, non si è presentata alle presentazioni parigine. Ma di chi è la colpa in fondo?

Da ignorante, comunque non capisco come uno stilista italiano, non importa quanto affermato, possa permettersi di perdere spazi e contenuti in Vogue U.S.A., che secondo me è uno dei Vogue più democratici, con dieci milioni di lettori (anche se non è un Vogue che mi piace e che leggo, ma questa è una questione di gusto personale). Va ammesso che la Conde Nast e le sue pubblicazioni statunitensi sono una grossa fetta dell'editoria mondiale, e non vedo come uno stilista possa rischiare di perderla. Specie se associata a grossi nomi della distribuzione come Begdorf Goodman, Saks, Neiman Marcus e così via.

PRODUZIONE. Qui davvero non so cosa dire, nel senso che di produzione e Made in Italy ne so come di meccanica quantistica, ovvero zero. Certo che fa impressione come il prezzo di una borsa aumenti del cento o duecento per cento dalla fabbrica alla boutique, ma anche questo deve avere una spiegazione. Insomma, se si pensa che le linee che hanno fatto vedere in produzione da cinesi non sono le prime linee ma le linee più economiche, sto poco a pensare che queste linee non siano altro che un modo per fare un sacco di soldi e subito per le aziende del lusso. Perchè se le collezioni più economiche e popolari di un marchio (ovvero, presumo almeno in Italia dove la firma conta, eccome se conta) fanno guadagnare cifre non indifferenti, questo marchio può poi permetersi di produrre ad un livello più elevato le sue prime linee, e di farsi la sua pubblicità. Perchè se si pensa che comprare una pagina al mese su Vogue (U.S.A.) costa al marchio attorno ai 100.000$ (facendo un breve calcolo, si arriva a spendere più di un milione solo per una pagina tutto l'anno su una sola testata), più fotografo, modelle, casting e servizio fotografico, insomma, quei soldi dovranno pur arrivare da qualche parte no? Ovviamente questa è di sicuro una spiegazione semplicistica della faccenda, perchè io di questo lato dell'industria ne so poco e niente (tantomeno so da dove vengono i soldi), ma, pensandoci, tutto torna.

Non è una novità, e non è neanche un problema solo italiano

Di sicuro la Giannini mi ha fatto venire voglia di approfondire, e perlomeno di farmi un'idea di quanto vale davvero quello che sto comprando, e dove e da chi è stato prodotto.

PUBBLICITA'. Ha fatto scalpore come Vogue Italia non usi fotografi italiani per i suoi servizi. Cosa peraltro non vera perchè Paolo Roversi è italiano e scatta regolarmente per Vogue. E fin qui ci siamo. Seconda cosa. Ha fatto scalpore il fatto che non ci siano fotografi emergenti che scattano per Vogue (Italia).

Da una conversazione che ho avuto con la direttrice di una rivista milanese tempo fa, ne è emerso che fra i giovani italiani c'è molta poca voglia di fare e sacrificarsi. C'è il mito del fotografo che scatta i servizi di moda e fa un sacco di soldi. Non sempre è così però. E se lo è, è perchè dietro c'è moltissima esperienza e fatica e lavoro. Non si diventa fotografi (o, allo stesso modo, stilisti, o giornalisti) da un momento all'altro. E certo non ci si può aspettare che Steven Meisel (fotografo delle copertine di Vogue Italia) venga ora soppiantato dal un ventenne. Certo c'è il caso di Francesco Carrozzini, figlio della direttrice di Vogue.

Ma che dire? Non è certo la prima volta che in Italia succede qualcosa del genere. Certo, se io come fashion editor conosco il lavoro e il background di un fotografo più facilmente commissiono a questa persona dei lavori. Essendo ben conosciuto dalla direttrice in persona, il giovane Carrozzini può risparmiarsi un sacco di gavetta, relativamente a Vogue Italia. Se parliamo di merito e bravura purtroppo non so cosa dire siccome non ho visto le foto in questione.

Trovo peraltro che questa seconda parte dell'inchiesta sia stata molto poco approfondita (mancanza di tempo, mancanza di interviste) e la sua incompletezza presumo alzerà non poche polemiche tra il pubblico italiano.


Dalle parole della direttrice di moda di "A", Sasha Gambaccini, "siamo tutti commercianti," la moda è oggi come qualsiasi altra industria, gira attorno a soldi, politica, caste e interessi. Ma i giornalisti che ci lavorano sono anch'essi commercianti? Questa domanda è risuonata nei forum, e molto contestata. Io da "straniera" non me a sento di commentarla, perchè ho scoperto che, a differenza di qui dove fare consulenze è un modo come un altro per procurarsi il pane quotidiano, in Italia è illegale.

In conclusione, credo che sarebbe stata un'inchiesta molto più interessante se i "no comment" di molti silisti (presumibilmente terrorizzati dalla giornalista) si fossero trasformati in interviste. Specie perchè penso che se qualcuno vuole farti dire qualcosa che non vuoi, e non lo dici, quel qualcuno trova comunque il modo di metterti in cattiva luce (pensiero contorto ma spero di senso compiuto). Quindi tutti quegli stilisti che non hanno risposto sono stati comunque presi in considerazione nel documentario, e non in maniera simpatica. Tanto valeva che dicessero la loro, che mandassero a quel paese la Giannini, che concordassero con lei che spiegassero i pro e i contro.

Sunday, December 02, 2007

VANITY FAIR vs VANITY FAIR

Quando le prime edizioni di Vanity Fair uscirono in Italia, io mi rifiutai di comprarle. Il motivo? Semplice, consideravo una rivista con il tempo di lettura in fondo ad ogni articolo un'offesa alla mia persona. Certo, negli anni l'ho rivalutato, e ora ogni volta che sono in Italia lo compro e me lo sfoglio con piacere, perchè, è inutile negarlo, ha un sacco di cose iteressanti e un po' meno sciocche degli altri periodici femminili Italiani.

E la questione del tempo di lettura me l'ero quasi dimenticata (anzi, ci giocavo anche: "vediamo se ci azzeccano con i tempi!"), fino a quando non ho scoperto Vanity Fair U.K.

vs.

Ora, devo premettere che, sebbene io sia una grande amante di riviste, non conosco ogni testata esistente. Vanity Fair, per esempio, in Inghilterra non l'avevo mai comprato, fino a quando ne sono stata costretta per motivi universitari.

Quando Vanity Fair U.K./U.S.A. (perchè mi pare che i due stati si dividano la stessa edizione, e correggetemi se sbaglio) è stato menzionato per la prima volta, il tutor di turno continuava a sottolineare come fosse una rivista famosa per le sue "pagine e pagine di testo senza quasi immagini." E io dicevo fra me e me (pensando al "mio" Vanity): "ma come? La rivista con tempi di lettura raramente superiori a 15 minuti (in media 7 minuti), qui è una rivista di solo testo?"

Corsa all'edicola, ho avuto la risposta alla mia domanda: SI. Davanti a me c'erano pagine e pagine senza quasi figure, solo testo bianco e nero con la sporadica foto qua e là (foto, peraltro, molto belle).

E non ho potuto fare a meno di confrontare nella mia mente le due riviste (Italiana e Inglese) e i loro pubblici. Domanda principale: MA NOI ITALIANI SIAMO DAVVERO COSI' PIGRI E IGNORANTI DA NON POTER LEGGERE PER PIU' DI UN QUARTO D'ORA SENZA ANNOIARCI?

O c'è altro? E' forse una questione di tempo? E' forse perchè noi Italiani statisticamente abbiamo meno tempo da dedicare alla lettura di un periodico (che, va detto, da noi è settimanale, mentre in Inghilterra è mensile)? O è una questione di stili di vita: Noi usiamo di più la macchina mentre gli Inglesi passano ore e ore a fare i pendolari sui mezzi pubblici?

Insomma, solitamente una rivista portata in uno stato dovrebbe essere tagliata per la sua società (vedi Grazia: in Inghilterra è un pozzo di pettegolezzi e storielle stile Oggi o Gente, e qui analizziamo un'altra fetta di società inglese, che presumibilmente non legge anche Vanity Fair). Ma allora cosa dice il nostro Vanity Fair? A prima vista, dice che siamo pigri, che non siamo abbastanza interessati da approfondire argomenti non solo frivoli (la star del cinema di turno), ma anche seri e importanti per la nostra società (come ad esempio i rom). Dice anche che non abbiamo tempo e voglia di approfondire, e che ci accontentiamo di passare sette minuti dietro ad una storia e poi laciarcela alle spalle, e vedremo cosa si leggerà nei prossimi sette minuti (E, devo ammettere, l'ultima volta che mi sono letta un articolo sul Vanity nostrano, mi è sembrato che l'articolo potesse essere sviluppato ed approfondito un po' di più, ma non per essere critica a tutti i costi, bensì perchè l'argomento era molto interessante, ma l'autore si era fermato sul più bello - tempo di lettura previsto: 9 minuti).

Ovviamente l'argomento è aperto al dibattito, perchè sono sicura che ci sono lettori di Vanity Fair U.K. (che ho sfogliato due volte) e Italia (che se leggo un numero al mese è tanto) molto più esperti di me.

E prego notare che son questo post non voglio generalizzare sugli Italiani o sul fatto che siano ignoranti o altro (quindi se volete accusarmi di essere razzista/piena di pregiudizi/un'ignorante a mia volta risparmiatevi il commento/email). Vorrei solo analizzare le due società, e cosa le riviste dicono di esse.

Saturday, December 01, 2007

CALENDARIO PIRELLI 2008: PERLE D'ORIENTE

Diciamo che mi sono sempre disinteressata al Calendario Pirelli. Ne sapevo pochissimo fino ad oggi, e le uniche cose che sapevo erano:
A) che era un oggetto del desiderio altamente esclusivo
B) che era molto simile ad un classico calendario di donnette scoperte, solo con luci/ombre migliori e scattato dai migliori fotografi del mondo.

Ora, nella mia recentissima ricerca, ho scoperto che in parte è anche così (perchè c'è poco da fare, nudo è nudo, poco importa da che angolazione si prende). E, come il mio ragazzo mi ha fatto gentilmente notare, è un calendario nato per stare appeso in un'officina di meccanici, e i calendari da officina sono comunemente calendari semi-pornografici.

Certo, quando stamattina sono incappata sulle foto del Calendario Pirelli 2008, su Foto Decadent, ho pensato che forse da officina quelle foto non erano proprio.







Infatti di nudo ce n'è proprio poco (un po' di lingerie sbuca qua e là in modo assolutamente non provocante), e quello che salta all'occhio sono i costumi (un sacco di Dior couture), i luoghi (il tema è Perle d'Oriente, le foto sono sate scattate a Shangai), le bellissime modelle e i colori tenui delle ambientazioni.

Gli scatti di Patrick Demarchelier sono delicati e bellissimi, e a mio avviso hanno ben poco a che fare con lo stile volgarotto anni novanta di qualche calendario fa (ecco, mi spice ma non sono proprio per i nudi da Calendario Pirelli, ora che mi sono fatta la mia ricerca e mi sono guardata le passate edizioni).

Il mio mese preferito è Dicembre: la modella brasiliana Caroline Trentini avvolta dai toni pastello, capelli acconciati con una foglia di cavolo (che, per quanto assurdo possa sembrare, è una goduria per la vista).


[Tutte le foto, Calendario Pirelli Perle d'Oriente by Patrick Demarchelier da Foto Decadent]

Thursday, November 29, 2007

MARC JACOBS + WES ANDERSON = OGGETTO DEL DESIDERIO

Ieri sera al cinema ho visto The Darjeeling Limited, ultima fatica del regista Wes Anderson. Nonostante il film sia bellissimo (non so se sia uscito o uscirà in Italia, ma ne consiglio vivamente la visione), la mia attenzione è puntata sulla serie di valigie che i tre protagonisti (inscenati da Adrien Brody, Jason Schwartzman e Owen Wilson) si portano appresso durante il loro viaggio in treno.

Si tratta di una specialisima serie di valigie in cuoio invecchiato disegnate da Marc Jacobs per Louis Vuitton ed Eric Chas Anderson (fratello del regista, autore di altri disegni apparsi nei suoi film), appositamente per il film. Il set di valigie, bauli, borse a tracolla e borsoni è decorato con disegni di animali (ad opera di Anderson) e rifiniti con velluto verde pallido. Oggetto del desiderio a prima vista.





Ricordo i Tenenbaum, in cui ogni personaggio aveva un suo caratteristico stile molto poco lasciato al caso (ormai famosissimo il personaggio di Gwineth Paltrow, con visone di Fendi e abitini Lacoste), ma con il lato modaiolo di The Darjeeling Limited il regista ha superato sè stesso.

Purtroppo gli oggetti del desiderio non sono in vendita, o meglio, sono andati all'asta a settembre, il ricavato devoluto ad associazioni di volontariato indiane.

SE UN CONIGLIO INDOSSA HAUTE COUTURE....

E' la mia nuovissima scoperta, e già non posso farne a meno. Si tratta di Fifi Lapin, ironica illustratrice londinese con due passioni: la moda e i coniglietti.

Le sue creazioni sono dunque l'unione dei due: pupazzetti dalle orecchie allungate che indossano le ultime creazioni delle passerelle. Non manca nulla: da Chloe a Luisa Beccaria, da Bottega Veneta a Blumarine, fino alla mia preferita, Chanel:





Dal blog poi si può navigare per stilisti, di modo da trovare subito quel che si cerca. Va detto che Fifi la coniglietta ha anche un fidanzato (elegante quanto lei) ed un cagnolino che porta a passeggio (sempre molto elegantemente, va detto).

Le stampe di Fifi Lapin si possono comprare sul suo negozio online , alla modica cifra di 25 dollari (circa 17 euro) l'una.

[tutte le immagini, Fifi Lapin]

UN ANNO!

Pillole di Moda compie un anno!



Per festeggiare, consiglio di fare un salto alla Hummingbird Bakery (possibilmente non di sabato mattina, quando i turisti la rendono un luogo infernale).

Sunday, November 25, 2007

LA MODA TI DISTRUGGE (?)

Guardando varie foto per un progetto a cui sto lavorando, mi è capitato di affiancare due immagini degli stilisti Tomaso Aquilano e Roberto Rimondi di 6267, e di rimanerne particolarmente scioccata.


[alla sfilata autunno/inverno 07/08]


[sei mesi dopo, alla sfilata primavera/estate 08]


Certo, può essere una questione di illuminazione, posa, angolazione. Ma l'impressione che ho avuto è che i due designer siano invecchiati (anche in spirito) di una ventina d'anni in sei mesi.

La moda ti distrugge?

Thursday, November 08, 2007

SORPRESE

Un'interessantissimo stage mi ha tenuta e terrà lontana dal blog per qualche settimana.

Volevo solo sottolineare la bellezza assoluta del nuovo Vogue Italia (Novembre 2007). Un'amica in visita a Londra me l'ha appena portato, io mi sono profusa in gridolini di gioia in metropolitana per la bellezza della copertina, e ho passato la notte ad esaminare il servizio di moda principale, Wild Warriors di Steven Meisel.







Bellezza pura.

Wednesday, October 24, 2007

IL MESE DEL SESSO

Pare che questo sia il mese del sesso, per arte e moda.

E' cominciato tutto con la Barbican Art Gallery di Londra, dove da questo mese (fino al 27 gennaio) è in scena la mostra Seduced: Art and Sex from Antiquity to Now. La mostra, che esplora le rappresentazioni del sesso dall'antichità ad oggi, copre uno spazio temporale di 2000 anni, fra sculture, stampe, acquerelli e arte moderna. Conferenze su pornografia, censura e arte e film sul genere (strettamente vietati ai minori di 18 anni) sono parte del fitto programma. La mostra è già stata definita "la più inntelligente e coraggiosa" dell'anno dal quotidiano The Guardian.

Ma l'arte non è la sola a parlare di sesso questo mese. Mi è appena capitato fra le mani il nuovo Dazed & Confused. Uscita dal nome Sex Me Up, in sottotitolo legge: esprimiti, non reprimerti. E i contenuti sono fedeli al motto: servizi fotografici che alludono a feticismo e S&M, fra abiti sexy di Dolce & Gabbana e cappelli con allusioni falliche di Stephen Jones.

Dunque, per "festeggiare" il mese del sesso non si può far altro che indossare un capo adatto. A me è subito saltato alla mente il body effetto nudo di Dolce & Gabbana (non a caso fotografato su Dazed): paillettes toni carne per simulare nudità e trasformarsi in una scultura di nudo scintillante. Alternativamente, Rodarte ha proposto (e si parla della prossima primavera) delle scarpe in puro stile feticista S&M: pelle nera, tacco 10 e borchie allover. Abbinate a toni pastello e tessuti impalpabili come in passerella la confusione sessuale è garantita.

Wednesday, October 17, 2007

MODA: L'EPOCA D'ORO

Se passate per Londra nei prossimi mesi, dovete assolutamente fare un salto al Victoria and Albert Museum (in verità, sono i molti i posti in cui "dovete assolutamente fare un salto", ma questo è un altro discorso).

Al V&A (South Kensington) è in mostra "The Golden Age of Couture", una rassegna sulla moda del dopoguerra fra Parigi e Londra. Fra abiti di Dior, Balenciaga, Givenchy, Chanel e dei meno conosciuti ai più, ma atrettanto degni, Balmain, Hardy Amies e Jacques Fath. La mostra illustra l'evoluzione della moda dal primo New Look di Dior al "ready-to-wear", fra abiti, bambole, foto e accessori (guanti in pelle color pastello e ventaglio asimmetrico di Dior in cima alla lista).

In mostra abiti belli da far piangere (o per lo meno restare a bocca aperta come è successo a me per l'intera durata della visita): pieghe, ricami, applicazioni, pois. Questa mostra racchiude l'essenza della moda che è arrivata ai nostri giorni attraverso piccole rivoluzioni portate avanti da questi "grands couturiers" di metà secolo.

Degne di nota anche le fotografie di Cecil Beaton, Irving Penn e Richard Avedon (questi ultimi due a mio avviso avi del mio fotografo di moda preferito, Scott Schuman).

Un must per qualsiasi amante della moda di passaggio a Londra.


[tutte le foto dal Victoria and Albert Museum]

SHOPPING-LIST INVERNALE PER FREDDOLOSE

Lo ammetto: sono una freddolosa. Del genere che non oserei mai uscire senza calze dopo metà settembre. Del genere che preferisco essere vestita male piuttosto che patire il freddo (ebbene sì). Ma anche del genere che non sopporto il 90% dei tessuti caldi sulla pelle (insomma, se non è cashmere, non è, e questo è un guaio).

Questa lista della spesa, dunque, è principalmente per me.


Un body
Necessario. Caldo, sottile, tutto d'un pezzo. Cosa si può chiedere di più? Pezzo unico quasi fosse un'abito, e versatile allo stesso modo.
[nella foto, Miu Miu]


Metri di sciarpa
Se fose necessario che una freddolosa indossi qualcosa di molto, ma molto freddoloso, la questione è risolvibile con una sciarpa. Attenzione però: non qualsiasi sciarpa è adatta a queste situazioni. Ci vuole una sciarpa lunga metri e grossa, ma proprio grossa. In questo modo anche l'abitino di seta più sottile non spaventerà. Ovviamente, tale sciarpa va benissimo anche per letargici momenti in casa, quando le temperature sono sotto lo zero.
[nella foto, Giles]


Un paio di guanti
Anzi, di guantissimi. Perchè questi sono lunghi fino a sopra il gomito e proteggeranno da qualsiasi freddo.
[nella foto, Burberry Prorsum]


Pelle, tanta pelle
Perchè la pelle, per la freddolosa, è ancora più importante della sua vera pelle. Protegge da venti e freddi e piogge e tutto ciò che la freddolosa teme quando arriva l'inverno. E' una fortuna che così tanti stilisti siano stati con lei così generosi da crearle capi in pelle per proteggerla dai grandi freddi.
[nella foto, Hermès]


Pelliccia
Come la pelle, essenziale. E quest'inverno viene a ricoprire perfino le borsette. Per non lasciar prendere freddo nemmeno gli averi più preziosi.
[nella foto, Prada]


Una rivista specializzata
La freddolosa apprezzerà il numero corrente di Fashion 156, rivista online (che esce ogni 156 ore) questa settimana dedicata alla passione di ogni freddolosa che si rispetti: la maglia.

[Tutte le foto da Style, tutte di Marcio Madeira]

Wednesday, October 03, 2007

CANONI DI BELLEZZA, E DUE.

Sembra a me, o per fare le modelle non bisogna solo essere alte, magre e con bel portamento (oggi in effetti neanche più tanto necessario), ma bisogna anche assomigliare ad un alieno il più possibile?



[Courtney at Elite]



[Josephine at IMG]



[Robin at Wilhelmina]

L'imperativo è dunque: faccia a punta, occhi spropositatamente grandi e via...

Monday, October 01, 2007

AUTUNNO MONOCOLORE

Quando arriva il grande freddo, l'unico monocolore a cui riesco a pensare è il nero.

Evidentemente, gli stilisti non la pensano così. E infatti, molti di loro si sono divertiti a proporci outfit monocromatici sulle loro passerelle, coprendo tutti i colori dello spettro. Monocromo dalla testa ai piedi: cappello, giacca, sottogiacca, gonna, calze e scarpe e pure borsa, tutte coordinate allo stesso numero del pantone.

C'erano i neutri, un sacco di grigio e un difficilissimo beige, i classici come il rosso e il blu, e i fluo, dal fuxia al verde acido passando per l'arancione. Anzi, di questi ultimi ce n'erano anche tanti, alla faccia a chi pensa che vestirsi di fuxia dalla testa ai piedi non sia adeguato.



Grigio: Yves Saint-Laurent, Preen, Max Mara, Dries Van Noten.



Neutri: Bottega Veneta, Givenchy, Moschino, Miu Miu.



Colore forte: Emilio Pucci, Louis Vuitton, Jean Paul Gaultier, Sonia Rykiel.



Fluo: Emilio Pucci, Preen, Dior, Blugirl.


Ma come si porta questo monocromo? Per sdrammatizzare l'effetto e ingannare l'occhio, i colori più appariscenti sono sparsi su texture e materiali differenti, e spesso sono diversificati in tonalità. In questo modo, il monocromo diventa portabile e quasi non appariscente. Se ancora non si è convinti, provarlo con calze color carne per darsi un po' di coraggio prima di azzardare un look all-over.

Tutte le foto Marcio Madeira da style.com.