Wednesday, May 16, 2007

MORIRE CON STILE

L'aveva detto, anni fa, al cappellaio Philip Treacy: "questo cappellino sarà perfetto per il mio funerale."
Ed è stato infatti quello stesso cappellino che ha indossato la bara di Isabella Blow, il cui funerale si è tenuto ieri alla cattedrale di Gloucester dopo il suo suicidio (ha ingerito veleno per piante) avvenuto la settimana scorsa.





Gli "invitati" (effettivamente non so come si chiama l'equivalente a un funerale) si sono adeguati rispettosamente allo stile della defunta.




"E' stato esattamente come avrebbe voluto lei."

E' CONFORTANTE SAPERE CHE CERTE COSE ESISTONO ANCORA


Lustrascarpe in pausa. Londra, Regent street.

Tuesday, May 08, 2007

ISABELLA BLOW



Giornalista di Moda.
19.11.1958 - 07.05.2007


"Poche persone sono diamanti. Izzie Blow lo era" (Geordie Graig)

"Ora sarà più facile vedere le sfilate, senza i suoi cappellini in prima fila" (Anonimo)

Sunday, May 06, 2007

FEBBRE GIALLA


I bloggers di tutto il mondo sembrano d’accordo su quale sia il capo della stagione: il vestito giallo di Zara. Nessuno è infatti rimasto indifferente a tale vestito. Non si sa bene quale sia il suo fascino (si tratta, dopotutto, di un abito monocolore come ce ne sono tanti in giro), fatto sta che tutti ne hanno un’opinione.

Susie Bubble l’ha comprato entusiasta, a Kingdom of Style ha deluso una volta indossato, mentre da Fashionologie non erano convinti del colore - “troppo giallo" - ma l’hano comunque definito “l’equivalente di una It-bag, per questa stagione.”

Simile a un recente modello di Gucci, l’abito culto è smanicato e lungo fino alle ginocchia, simil-seta pesante gialla (disponibile anche in fuxia, colore che però non ha destato tanto scompiglio), con grosse balze su tutta la lunghezza. Una forma non esattamente adatta a chiunque, per non parlare del colore, che sta bene a pochi. Ma è l’ironia del modello, così inusuale, che ha colpito tutti. Inoltre, la sua fattura poco adatta a molti lo rende speciale in quanto pochi se lo possono permettere (ecco dunque, l’equivalente di una It-bag, riservato a pochi).

Una vera e propria febbre gialla.

Friday, May 04, 2007

CODE, CODE, CODE...

Ai londinesi, è evidente, piace stare in coda. Non si spiegherebbe altrimenti il trambusto di questi ultimi tempi.


23 APRILE: nei supermercati della catena Sainsbury's vengono messe in vendita le borse disegnate dalla stilista inglese Anya Hindmarch. La borsa in questione, creata per sensibilizzare i compratori inglesi che consumano fin troppe borse di plastica pro capite, è in tela color crema (ovvero non sbiancata per salvaguardare ulteriormente l'ambiente) recante la scritta "I am not a plastic bag" (non sono una borsa di plastica). La borsa (che del tutto ecosolidale non è, dato che viene prodotta in Cina) venduta al prezzo di £5 (circa sette euro), era già stata fotografata al braccio di celebrità come Sienna Miller e Kiera Knightley, creando un'attesa che ha fatto impazzire le inglesi. Borse in vendita alle ore otto, prime in coda alle ore tre (del mattino), per capirci. Borse "sold out" alle ore nove, e subito in vendita su ebay a £150 (circa 220 euro).

30 APRILE: Kate Moss rivela al pubblico la sua collezione per la catena inglese Topshop. Bonus: si era sparsa la voce che la modella avrebbe posato in vetrina assieme con i manichini (apparizione durata 10 secondi, 9 dei quali impiegati dalla folla presente per capire quale fosse la modella). Gente in coda alle otto del mattino, collezione andata in vendita alle otto di sera. Leggermente più organizzata, questa coda: commesse distribuiscono braccialetti con codici a colori, che permettono a 100 clienti alla volta di entrare a fare shopping per non oltre venti minuti, provare non oltre otto capi, e comprarne non oltre cinque (si dice, per evitare la rivendita su ebay, avvenuta puntualmente poco dopo e cn grande successo). Code rigorose, queste. Basti pensare che la signora Green, moglie del proprietario di Topshop Sir Philip Green, si sia dovuta mettere in coda con gli altri. Si narra inoltre che, arrivata alla cassa con un pezzo di troppo, si sia sentita rispondere in malo modo dalla cassiera. Se questa non è democrazia.

3 MAGGIO: viene messa in vendita la crema antirughe del marchio n°7 (marchio di prodotti di bellezza a basso costo della catena di farmacie inglesi Boots), Protect and Perfect Serum. Settimane prima, la crema era apparsa in un noto programma TV, in cui i due presentatori hanno dimostrato come la crema funzionasse all'istante. E, complice anche uno studio scientifico che ha definito la crema migliore sul mercato (e il prezzo di 17 sterline, circa 25 euro), le inglesi sono letteralmente impazzite. I negozi Boots sono stati presi d'assalto. Si dice avessero scorte per sei settimane, finite ("sold sout") in poche ore. Clienti infuriate hanno addirittura inscenato una rivolta contro il personale, convinte che ci fosse una riserva nascosta da qualche parte in magazzino. Dopo qualche settimana per attrezzarsi, la crema miracolosa torna in vendita, creando un altra volta scompiglio. E lunghe code. Dettaglio: la maggior parte della gente in attesa si è nascosta all'arrivo dei fotografi. Segreti di bellezza?

NUOVE SCOPERTE/II



L'altro giorno mi aggiravo per la fornitissima libreria/edicola di moda R.D. Franks, a Londra, alla ricerca di una nuova rivista da comprare.

Una volta trovata, mi accorgo che fra tutte le riviste che potevo scegliere, ne ho scelta una italiana (il titolo, devo ammetterlo, The End, mi aveva confusa). Ma che bella scoperta.

The End (sottotitolo: Il Meglio Viene Alla Fine) è una rivista di moda, arte e cultura scritta in doppia lingua (italiano e inglese) e pubblicata dalla SIES (la stessa che pubblica Pig, unica rivista che al momento esce dal coro delle riviste cosiddette popolari - o "mainstream").

Sfogliando The End riconosco molto le inglesi Dazed and Confused e i-D, stesso stile da "zine" artigianale, stessa fotografia "straight up", articoli brevi (nelle riviste dedicate ai giovani è essenziale: l'attenzione dura poco) ma pungenti.

Questo che ho trovato è il terzo numero (o il quarto, dato che parte da #0), e sono estremamente contenta di essermene accorta in tempo.

Una chicca: sul sito e sulla rivista, The Boutique End, una carellata di pezzi scovati dalla redazione in mercatini dell'usato o dimenticati nei magazzini di negozi di lusso. Purtroppo, i pezzi più ambiti non sono in vendita (ad esempio un costume da bagno vintage di Moschino, sull'utimo numero)

Da vedere.