Wednesday, December 31, 2008

PILLOLE DI MODA MAGAZINE & BLOG AWARDS 2008

Più che la moda, la mia vera passione sono le riviste. Solo sfogliarle mi da un senso di pace, e non c'è niente che mi entusiasmi di più di un nuovo numero di Vogue, di qualsiasi nazionalità sia...

Quindi, nell'ultimo giorno dell'anno, voglio celebrare i miei numero preferiti, le mie riviste preferite, e in generale tutto quello che ha a che fare con le riviste. Ho deciso di infilarci pure i blog, dato che si può dire io sia ormai del mestiere...


MIGLIOR COPERTINA DELL'ANNO - Tilda Swinton su L'uomo Vogue di Settembre. E' raro che una donna appaia sulla copertina di una rivista maschile senza malizia e allusioni sessuali, e poi lei è una perfetta gatta androgina. Colori, posa, layout di dquesta copertina la rendono per me la più bella di tutto l'anno.


MIGLIOR SERVIZIO FOTOGRAFICO DELL'ANNO - le creature fluttuanti dell'haute couture su Stiletto magazine. L'ho già detto, ma lo ripeto volentieri: che sollievo un servizio fotografico senza modelle, dove per una volta gli abiti sono protagonisti, senza che nulla distragga l'attenzione dalla cura maniacale dei loro dettagli.


NUMERO DELL'ANNO - Il mio amore incondizionato per Vogue UK è ormai noto ai più, ma il mese di dicembre si sono davvero superati. Oltre agli impeccabili servizi di moda (Tim burton ed Helena Boham Carter fotografati da Tim Walker, per dirne uno), e alla solita, magnifica selezione di capi e accessori nelle pagine dello shopping, particolarmente degni di nota sono i ventagli pesonalizzati da stilisti e amici della rivista, e le fiabe di moda, che ho letto tutto d'un fiato e che sono il regalo di Natale migliore che la mia rivista preferita mi potesse fare.


NOVITA' DELL'ANNO - come non dare questo "premio" a FAT Magazine? Tutto quello che c'era da dire l'ho detto, mi dispiace solo che ancora non si è visto un secondo numero, e sul sito nulla si è mosso. Speriamo che il 2009 porti tanti nuovi numeri di FAT!


FASHION EDITOR DELL'ANNO - Kate Lanphear, per lo stile aggressivo ma che non si prende troppo sul serio. E ho detto tutto.


RIVISTA AMICA DELL'ANNO - SOMA! Con la super accoglienza che il suo staff mi ha riservato al mio arrivo in America, e le molteplici possibilità che mi hanno dato (oltre al fatto che è una rivista splendida), si merita un premio, anche se un minuscolo Pillole-Di-Moda-premio!

Passando ai blog (velocemente perchè le Alpi austriache mi attendono!), ce ne sono davvero troppi, e di sicuro mi dimenticherò qualcosa. Fashionista per i commenti ironici e gli scivoloni clamorosi, Susiehttp://www.blogger.com/img/blank.gif che da quando lavora da Dazed&Confused mi piace un sacco di più, Sea of Shoes perchè una sedicenne con un guardaroba milionario è sempre interessante da spiare, Pour Porter che non posta mai abbastanza moda minimalista ma strutturata, Garance Dorè il mio blog preferito in assoluto. Infine, Niotillfem che mi fa venire voglia di vivere in Svezia, Stefano il cui blog ha il mio stesso nome e mi da consigli preziosi, the Sartorialist che è sempre il migliore e le sue foto salvate mi hanno intasato ormai il computer. Ultimo ma non meno importante, Jak&Jill, blog-ossessione che sfama i fashionisti di tutto il mondo con delizie da capogiro.

Di sicuro ho dimenticato qualcuno, ma ora me ne vado a preparare gli Ugg e i maglioni pesanti, sperando di trovare neve e sole!

Tuesday, December 30, 2008

BRILLII A.N.G.E.L.ICI

Credo di essere stata ossessionata da A.N.G.E.L.O. fin dalla prima volta che l'ho sentito nominare, probabilmente su qualche rivista, forse online. So solo che ero molto piccola e avevo già la passione per il "vintage", che per me erano rimanenze dei guardaroba di mia mamma e di varie zie e nonne che suggerivano uno stile retrò ma pieno di possibilità. Pensare di trovare quello che di solito cercavo in soffitta in un negozio, moltiplicato per migliaia di giacche, scarpe, borse e abiti mi pareva un sogno. Purtroppo Lugo di Romagna non è esattamente di strada per andare da nessuna parte, quindi non ho mai potuto visitare A.N.G.E.L.O..

Ma la curiosità mi è rimasta, e fialmente ho avuto l'occasione di toccare con mano le meraviglie che ho sempre visto in servizi di moda su riviste patinate. Per un colpo della fortuna, mia sorella si è da poco trasferita a Ravenna (a venti chilometri da Lugo), e non potevo non approfittare della location vantaggiosa per una visita al negozio dei miei sogni.

Non mi ha delusa. Certo, se ci fossi andata quattro anni fa sarebbe stata tutta un'altra cosa. Adesso sono viziata dai maxi magazzini e mercatini del "vintage" londinese, e tutto quel che è vecchio è usato l'ho già visto in tutte le salse e per tutti i gusti. Ma lo stesso ho apprezzato la selezione, gli interni del palazzo ed è stata dura trattenersi dal comprare vestiti per migliaia di euro (cosa che comunque non avrei potuto fare lo stesso).

Dopo aver girato in lungo e in largo, ed essermi innamorata di vari little black dresses, un cappello di pelliccia, un minibolero grigio con alamari e una maxigonna di lurex dorato, la scelta è ricaduta su una cosa che volevo da anni, ma non avevo mai trovato in forma soddisfacente: la giacca di paillettes.

So che anni fa Zara ne vendeva una meravigliosa, e averlo scoperto quando ormai era introvabile ha reso la mia ricerca ossessiva e frenetica. Da A.N.G.E.L.O. ho trovato la giacca perfetta.



E' in realtà un cardigan, foderato di seta e ricoperto di paillettes che non mi stupirei di scoprire cucite a mano. E' incredibilmente pesante per un capo che alla vista appare così leggero, e le paillettes sembrano più le scaglie di un pesce luccicante. E' forse l'acquisto dell'anno che mi rende più felice (lo dico praticamente di ogni cosa che compro, ma questa volta è quasi vero).



Il massimo è indossarlo con il collo di pelliccia che avete visto lo scorso post: elude uno stile rock-glam difficile da resistere.

Tornando al negozio, alla cassa mi aspettava una sorpresa: potevo pescare da una scatola un cartellino, e poi andare a cercare nella sezione cheap qualcosa con lo stesso cartellino e portarmelo a casa come regalo. Ora, io devo ammettere che con il cheap non vado molto d'accordo: mi piace il vintage principalmente per la qualità ottima dei capi, le fatture di una volta e i tessuti fantastici al tatto (evito gli anni settanta come la peste). Potete quindi immaginare che scegliere qualcosa di molto scadente, anche se gratis, non era esattamente in cima alla mia lista dei desideri. Così ho esplorato controvoglia, e ho trovato qualcosa che, per quanto ridicolo, mi piace e sono contenta di avere nel mio guardaroba.



E' esattamente quello che sembra: un mini (ma proprio mini) cardigan di qualche filato cheappissimo mescolato a quei fili di plastica che si usano per riempire i cesti di cibo che si regalano a Natale. E' una favola. Certo, non l'ho misurato perchè ero di fretta, quindi è di circa tre taglie troppo piccolo: credo esista un modo di farlo diventare un mini-bolero-golfino aprendolo davanti (se ne occuperà la nonna ovviamente, io sono solo brava a parlare di queste cose). Ma devo dire che anche il mio regalo mi ha reso molto soddisfatta.

Poi due parole sul customer service: a parte il fatto che tutti i commessi sono stati gentilissimi, la ragazza che mi ha servita in cassa mi ha anche suggerito una trattoria per pranzare, e mi ha prenotato un tavolo. E le tagliatelle al ragù erano ottime.

RIFLESSIONI SUL VERDE E LA VOLPE...

Leggo su Velvet di questo mese, tratto da "Il Puro e l'Impuro" di Colette: "Vidi meglio la mia compagna, nè alta nè bassa, piuttosto pienotta. Con quel naso corto e quel collo paffuto, somigliava totalmente alle modelle care a Renoir, a certe bellezze del 1873, che il cappotto verde oliva con il collo di volpe e il cappellino che portava, benchè seguissero i canoni dell'eleganza di diciotto anni fa, potevano apparire un tantino fuori moda..."

E penso al mio cappotto verde: un camoscio morbidissimo, color bottiglia, trovato non mi ricordo più in che soffitta, da sempre uno dei miei pezzo preferiti. Quasi per caso qualche mese fa ci ho aggiunto un collo di volpe, scovato in una borsa piena di colli e colletti di pelliccia che hanno fatto la mia felicità.


[Dato che sono una ritardataria cornica, la foto è stata scattata al tramonto, il colore è molto più simile a quello del cappotto sotto. Solo che il mio non era illuminato dai flash dei paparazzi]

Volpe e verde sembrano fatti l'uno per l'altra. Anche Mary Kate Olsen, nonostante gli sbalzi del suo guardaroba, resta fedele ad un cappotto identico al mio, con tanto di pelliccia che mi porta a pensare che sia forse stata la mini starlette ad ispirare l'unione tra il mio cappotto e la volpe. Gliel'ho visto indossare alle sfilate nel 2005, e continua a portarlo sporadicamente per uscire a L.A.



Non credo che tutto ciò sia casuale. L'altro giorno in città ho visto una signora (probabilmente ultraottantenne) che indossava il medesimo outfit: cappotto verde, collo di pelliccia. Cos'è che rende il verde e la pelliccia tanto affini che sia la letteratura che le star hollywodiane, le blogger pivelle e perfino le vecchiette di città senza mettersi d'accordo si sono ritrovate identicamente vestite? Non so darmi una risposta. Credo sia molto riduttivo dire che stanno molto bene assieme. Google non aiuta, con risultati di ricerca osceni e inguardabili. Chissà, forse Oscar Wilde indossava un cappotto come il nostro, che richiama stili opulenti e decadenti, ed è un peccato che quelle foto in bianco e nero non aiutino a decifrare il colore di quelle giacche e quelle pellicce.

JF&SON: LEGGEREZZA E RAZIONALITA'

Alle domande "che tipo di donna indossa i vostri abiti? Come li indossa?" Jesse Finkelstein di JF&Son risponde: "Qualsiasi donna, in qualsiasi maniera voglia indossarli."

Ho trovato questo brand per caso, e le loro linee pulite, palette ridotta all'osso e decorazioni di paillettes e pietre dure mi hanno subito conquistata. La collezione primahttp://www.blogger.com/img/blank.gifvera/estate 2009 è basata sui toni del grigio, tessuti impalpabili e forme leggerissime ancorate a terra da pannelli di paillettes. I miei preferiti sono i pantaloni, morbidi e tagliati alla caviglia con orli luccicanti, ma anche gli shorts maschili di chiffon tye&dye e i colli di perline.






Nell'intervista a Coutorture, Jesse parla dell'importanza della produzione, che non viene lasciata al caso ma seguita interamente dall'azienda in loco. Ma sottolinea anche l'importanza del cliente, che non deve essere escluso dal processo creativo, ma non lo deve nemmeno frenare: "i designer devono prendere il loro lavoro più seriamente, e sè stessi un po' meno seriamente."

E la prova di questa filosofia sta nel breve scambio di email che ho avuto con Jesse in questi giorni. Incuriosita dalla collezione, gli ho scritto per fargli i complimenti e sapere dove fosse possibile trovarla in Europa. Dopo avermi informata che la linea non è ancora disponibile in Europa, mi ha invitata a fargli sapere cosa vorrei: lui provvederà a produrlo e a vendermelo a prezzo di fabbrica. Se questo non è customer service impeccabile...

Monday, December 29, 2008

QUESTO MESE SU SOMA...

Mi dicono che Soma è introvabile in Italia (e difficilmente reperibile nel resto d'Europa), ma sul sito si può leggere una buona parte della rivista, quindi andate a dare un'occhiata!


[Da SonnyPhotos]

Questo mese ho avuto l'onore di intervistare Elise Gettliffe, vista lo scorso luglio a ITS e mai più dimenticata! La sua collezione è un misto di cartoni animati, creature marine e abitanti delle Alpi svizzere. Mi ha raccontato della sua vita passata in giro per il mondo con i suoi genitori, entrambi artisti, e mi ha dato qualche anticipazione a proposito della sua collezione finale (si diploma quest'anno all'accademia di Anversa). Non vedo l'ora di scoprire cosa presenterà sulla prossima passerella!

Qualche settimana fa ho anche avuto l'occasione di fare un giro a Milano per intervistare creativi e non, trovate le foto (dell'adorabile Natalia) nella sezione StreetPulse.

E se trovate SOMA in Italia o in giro per l'Europa, fatemelo sapere! Al momento attuale devo aspettare settimane per vedere una copia dal vivo!

FIORI D'INVERNO

Ho passato gli ultimi giorni a rimpinzarmi di cibo d'ogni genere, guardare i miei film delle feste preferiti (anche se la programmazione televisiva quest'anno mi ha dellusa moltissimo), ma soprattutto poltrire. Non so da voi, ma qui dove sono io c'è un sole all'apparenza estivo e temperature sottozero: un mix letale, perchè il freddo mi fa venire voglia di stare a casa con una tazza di tè caldo e un milione di riviste, ma il sole mi fa pentire di un atteggiamento tanto pantofolaio. Penso sempre che dovrei starmene all'aperto nonostante il vento gelido.

Queste discrepanze metereologiche mi hanno fatto riflettere su una delle mie fissazioni: le stampe floreali d'inverno. Se ne vedono poche, e quelle che ci sono non rendono certo l'idea di cui sono alla ricerca. Sto parlando di stampe coloratissime ma dai toni scuri, su tessuti pesanti che non stonino con la stagione. Non sono alla ricerca di primavera anche quando fa freddo, piuttosto di un mood ombroso con tracce di colore, perfetto per buie giornate invernali in cui la tentazione del nero è forte.


Una delle mie foto preferite di Schott Schuman è questa: Miroslava di Harper's Russia indossa con nonchalance una maxigonna floreale di Prada con calze pesanti, noncurante dei colori estivi della gonna. Mi piace molto come completa il tutto con il chiodo Balenciaga e i toni smorzati del grigio e beige. Sebbene non siano questi i colori di cui parlo, l'abbinamento di Miroslava mi è rimasto in mente dalla prima volta che l'ho visto: perfetta simbiosi di capi femminili e pezzi più duri, portati con la nonchalance tipica della it-girl russa.



Ma è Taylor Tomasi di Teen Vogue che interpreta alla perfezione la mia idea di fiori invernali, con la sua sciarpa di origine (a me) ignota stampata con motivi floreali dai colori che ricordano un dipinto rococò. Si tratta di una minuscola percentuale floreale tra un insieme di grigi e pizzi, ma è sufficiente per ravvivare l'outfit mantenendolo tono su tono.



Non possiedo nulla di floreale adatto ai mesi freddi, ma sono alla ricerca del tessuto perfetto: pesante, magari di velluto, a sfondo scuro e con fiori dai colori sì accesi, ma scurissimi a loro volta. Credo la mia missione si avvicini all'impossibile, dato che voglio allontanarmi il più possibile dall'effetto tappezzeria.

Alix sembra aver trovato un'alternativa che mai avrei considerato, se non l'avessi prima vista nelle sue adorabilli fotografie: le calze fiorate. Non sono una fan di colori stucchevoli abbinati a vestiti e scarpe pastello, piuttosto dei toni più scuri, da portare con Dr. Martens e un little black dress.



Dalle passerele attuali viene in aiuto Paul Smith. I suoi vestiti sembrano gli schizzi di un artista, i toni del mauve, verde oliva e grigio seguono i ritmi invernali alla perfezione. Maglie a righe e calze pesanti sono l'ideale per completare la mia idea dei fiori in inverno.



Le passerelle passate invece portano spunti interessanti. Per la primavera del 2003, i miei stilisti preferiti in assoluto, Viktor & Rolf hanno presentato un tripudio di fiori e modelle ballerine (su Style.com c'è il video, ma io vi consiglio di guardare non solo questa ma anche tutte le altre sfilate: sono i maghi delle passerelle!). Pensate per la primavera, alcune uscite sono facilmente immaginabili nei mesi freddi, come il vestito/cappotto finale, indossato da Erin O' Connor. Fiori finti cuciti fitti fitti sulla stoffa, un'idea che da qualche tempo è nella mia lista D.I.Y. (presa dal momento ho chiamato mia mamma chiedendole di procurarmi dalie blu, rosa, rosse e nere, ovviamente posterò risultati, se ce ne saranno).



Ma è il menswear fiorito che forse mi attrae di più in assoluto. La scorsa Graduate Fashion Week è stata vinta da una ragazza che si è cimentata con tagli sartoriali abbinati a incredibili stampe all'apparenza astratte, ma che in realtà sono esattamente quello di cui parlo in questo post: colori sgargianti su sfondo nero, fiori che sembrano provenire da una natura extraterrestre perfetti per l'inverno.



[potete vedere il resto su Catwalking.]

Se disponessi di un guardaroba senza limiti temporali, spaziali o economici d'inverno mi vestirei come segue: abiti a fiori color pastello con chiarissimi cappottini di ermellino, fiori dai colori accesi su sfondo nero con Dr. Martens e vestiti neri (Alix docet), gonne a sigaretta di pesanti tessuti floreali con stringate maschili e dolcevita nero. Di sera, little black dress e miniborsa fiorita. Sciarpe stampate con nature morte caravaggesche.

Chissà, magari posso mettermi al lavoro per attuare questo sogno per il prossimo inverno...

Wednesday, December 24, 2008

BUONE FESTE DA PILLOLE DI MODA!

Auguro a tutti un Buon Natale: che sia pieno di amore e felicità, pandori e canti di Natale cantati da Frank Sinatra.

[Avevo in mente molti post per questi giorni, ma la stagione natalizia quaest'anno è stata più accesa del solito, quindi si rimanda tutto a dopo le feste!]

Wednesday, December 17, 2008

LOUBOUTIN PER BARBIE: QUASI UN SOGNO

La notizia di questi giorni (per me molto più importante delle forse dimissioni di Anna wintour e di chi prenderà il suo posto) è che Christian Louboutin disegnerà un paio di scarpe per Barbie, che nel 2009 compirà 50 anni (se devo essere sincera, potrebbe portarli meglio: con quel trucco da battona che si ritrova di questi tempi non so come faccia a piacere alle bambine. A me non piacerebbe!).


[Foto da qui]

Le scarpe avranno la tradizionale suola rossa, e saranno realizzate in Pantone 219, il rosa Barbie per eccellenza. A me questa notizia aveva esaltato per il semplice fatto che ho sempre trovato le scarpe della Barbie brutte e approssimative (comprensibilmente: quale designer saprebbe creare un bel modello lungo mezzo centimetro? Poi magari gli standard sono migliorati da quando ci giocavo io, ma ai miei tempi erano davvero brutte), e non vedevo l'ora di scoprire l'opera di Louboutin, con tanto di suola rossa.

Oggi invece si scopre che le scarpe non le indosserà Barbie, ma le modelle che sfileranno sulla passerella a lei dedicata durante la settimana della moda newyorchese.

Una bella delusione per la baby-modaiola che c'è in me.

Tuesday, December 16, 2008

OSSESSIONE: OCCHIALI DI LEGNO

Non ricordo dove possa averli visti la prima volta. Forse me li sono inventati nella mia testa, poi li ho visti addosso a una ragazza giapponese e sono diventati realtà. Nessun ottico ha saputo aiutarmi. Non li ho mai più rivisti. Fino ad ora: li produce un marchio asiatico dal nome Sagawafuji, sono praticamente introvabili e hanno l'aspetto più leggero e desiderabile di qualsiasi altro paio di occhiali che abbia visto in giro.







Con l'ossessione che abbiamo noi italiani con gli occhiali, mi stufo molto facilmente delle numerosissime (e spesso pacchianissime) montature che vedo in giro. Una montatura di legno è un'alternativa eccezionale, leggera, ecologica e unica.

IF YOU DON'T LIKE IT, STUD IT!

Chiedo immediatamente scusa per l'abbondanza di titoli in inglese di questi giorni. Non ho una spiegazione, se non che forse leggo troppi blog, riviste ecc. americani e la mia testa è un po' confusa. In ogni caso, non c'è altro modo di dirlo, se non forse: se non ti piace, ricoprilo di borchie, un mantra che sembra imperare in America negli ultimi mesi.

Il trend l'ha lanciato la boutique newyorchese Bess, la cui specialità è ricoprire di borchie jeans, stivali, borse e giacche per rinnovare vecchi accessori e dare una rinfrescata al vostro guardaroba. L'idea in sè è geniale, e le blogger americane hanno subito preso esempio (dato che i prezzi di Bess non si possono certo dire cheap).



Da Bleach Black hanno ricoperto di borchie nere un paio di Converse nere, e il risultato ha l'aria di una borsa matelassè di Chanel piena di grinta. E pare che la loro mania per le borchie non conosca limiti, dato che hanno anche applicato l'arte a una camicia, una pochette e un paio di Minnetonka.

Anche Rumi di Fashiontoast si è cimentata con le borchie (niente di più perfetto per completare il suo look da dura), su stivali e mocassini, e tutti i blogger/D.I.Y.ers del mondo sembrano d'accordo: Studs and Spikes è il posto migliore dove trovare le borchie, sono i veri specialisti in materia.

Non sono un'appassionata di borchie, ma devo dire che una superficie completamente borchiata ha un'effetto nuovo e sorprendente. E poi non saprei resistere a queste scarpe:



Louboutin per Rodarte: un sogno. Non le indosserei mai, ma l'effetto è spettacolare, specialmente nel contesto della collezione dell'estate scorsa, piena di vestiti impalpabili dai colori tenui: una vera lezione di stile. Anche Chloè, Gucci e molti altri brand si sono cimentati con le calzature borchiate, ma l'effetto Rodarte è senz'altro il vincitore.

Ma il massimo è questa giacca gentilmente immortalata da Jak&Jill (in realtà anche le scarpe le hanno fotografate loro, sono una risorsa alquanto preziosa):



Non ci sono parole per descrivere questa meraviglia di giacca, dello stilista Antonin Tron (il resto della sua collezione comprende capispalla più discretamente borchiati e giacche metalliche o dai revers oversize. Magnifico). Sembra un'armatura, e probabilmente l'unico capo borchiato che davvero indosserei. E' così splendidamente eccessivo che potrei perfino considerare un D.I.Y., anche se possedere l'originale sarebbe un sogno.

Per chi non fosse un'amante delle borchie, neanche in uno styling più soft, l'alternativa sono paillettes e perline. La stylist/designer polacca Aleksandra Olenska è specializzata nel ricoprire di paillettes qualsiasi superficie, ma in particolare non riesco a levarmi dalla mente questi calzini visti su Vogue:



Con ballerine e jeans alla caviglia sono l'accessorio ideale per le feste: brillanti il giusto, minimali il giusto. Proprio come piace a me.

IN LOVE WITH MARY KATRANTZOU

Probabilmente avete sentito parlare di Mary Katrantzou negli ultimi mesi. A giugno si è diplomata alla Central Saint Martins, ha aperto la sfilata delle nuove leve, e negli ultimi mesi ne hanno parlato StyleBubble, Vogue e Dazed & Confused.

Comunque, come un po' tutti anch'io me ne sono innamorata, se non altro per l'attenzione che dedica ai colli nelle sue creazioni (ovviamente), ma anche per la semplicità delle linee dei suoi abiti, che le permette di fare pazzie con le stampe. Colori improbabili si affiancano in simmetrie e temi grafici ancora più incredibili: è uno stile che non indosserei mai, ma che per quache motivo la stilista greca rende appetibile e desiderabile. Mi spaventano un po' le super-spalline imbottite (all'inizio degli anni novanta ero obbligata a indossare giacche in lana cotta con spalline che io chiamavo "da giocatore di rugby" e da allora non mi sono più ripresa. Odio le spalline.), ma è un limite che potrei superare data l'eccezionalità dei capi. Non mi stupisce che Mary Katrantzou abbia iniziato la sua carriera come studentessa di architettura alla RISD, e solo dopo un anno o due si sia trasferita a Londra per diventare designer.





La collezione invernale presenta una serie di capi con una pesantezza decorativa tale che basta a tener caldo. E uno styling minimalista (calze monocromo, scarpe che non si notano e poco altro) è d'obbligo.

Ancora meglio la collezione estiva: niente spalline, stesse linee semplici ma colori ancora più brillanti, e geometrie più estreme.





Magari, tempo che arriva la primavera, riesco a scoprire dove comprare uno dei suoi abiti (desidero ardentemente l'ultimo) e a permettermelo pure.

Thursday, December 11, 2008

DA STIVALI BRUTTI...A STIVALI ORRENDI

Le mie ossessioni di quest'inverno: colletti e stivali orribili. Pare infatti che siano gli unici due argomenti di sostanza su questo blog. Ma mi è impossibile ignorare i Valenki, da due anni una ricorrente ossessione. Per alcuni sono più brutti degli Ugg, tanto che una compagnia americana qualche anno fa ci ha provato, a farli diventare un fenomeno, ma non ha funzionato e il negozio ha chiuso i battenti. Io ne ho sentito parlare da Pour Porter nel 2006, da allora togliermeli dalla mente è stato impossibile.


[Foto dal defunto Valenki Rus, via Swiss Miss]

Cosa sono i Valenki? Sono stivaloni di lana infeltrita provenienti dalla Russia, usati da tutti, contadini e generali sovietici negli ultimi trecento anni. Hanno un'aria così grossolana che è impossibile non amarli, e incredibilmente uniscono la comodità degli UGG alla praticità degli stivali di gomma (ogni mattina ci metto almeno un quarto d'ora a decidere quali indossare, e puntualmente la mia scelta risulta essere sempre la più inadeguata). Si tratta di un calzettone di lana infeltrita (questo il significato della parola Valenki) in una scarpetta di gomma: l'effetto è buffissimo e proprio questa loro goffaggine me li fa desiderare ardentemente. Sono così goffi che mi fanno tenerezza! Poi la coincidenza è strana: quando avevo circa tredici anni, il mio obbiettivo era quello di fabbricare scarpe usando calzini infeltriti, gomma e zeppe di legno (sono sempre stata morbosamente attirata dai progetti D.I.Y. più inattuabili).

Ora sto meditanto se comprarli, dopo averli trovati sul sito Aka Culture ad un prezzo più che ragionevole. Il mio ragazzo mi implora di non farlo, e posso già immaginarmi le facce di amici e parenti se mi presentassi con una calzatura simile. Ma da giorni piove a dirotto, i miei piedi sono cronicamente congelati, e i Valenki sembrano l'alternativa più allettante. Non so quanto resisterò al non-fenomeno Valenki...

Friday, November 21, 2008

UN'INVASIONE DI COLLI A ME MOLTO GRADITA

Vi siete accorti dell'invasione di colli che c'è stata in questo periodo? Sarà la mia paranoia, sarà ossessione, ma ovunque guardo, vedo colli di ogni tipo e collane così voluminose che rientrano senza problemi nella categoria colletti...

Su Frizzi Frizzi oggi ho trovato una sorpresa, una delle più piacevoli di queste ultime settimane: i colletti di Jo Cope, designer inglese a cui piace ironizzare sugli elementi sartoriali. Le sue collane sono dei non-colletti tagliati nel feltro colorato, che una volta indossati combaciano perfettamente con una giacca "creando un'illusoria formalità e conformità."




Il fatto che vengano definite collane poi è importante: la maggior parte dei colletti per cui perdo la testa ultimamente non sono altro che collane giganti che, se indossate nel modo giusto, danno l'illusione di essere colletti perfettamente integrati con il resto.

Sono rimasta semplicemente incantata dalla bellezza di questa collana di Anthropologie, e sto ovviamente studiando un modo di creare qualcosa di simile: la immagino perfetta su un girocollo di cachemere grigio (guarda caso la cosa che indosso di più da settembre ad aprile).



Anche la newsletter di Gargyle mi ha portato una buona dose di colli, fra cui questa magnifica collana di Giles & Brother, che dalla lunghezza sembra perfetta per nascondere il collo di una maglia. Visitate il loro sito! Le sorprese non sono finite, e oltre ad essere graficamente adorabile è anche zeppo di gioielli bellissimi, colli e "bavaglini" di ispirazione etnica e pezzi antichi to die for.



E per finire (lo so che non ne potete più di colli e colletti, e cercherò di essere il più breve possibile), credo conosciate già Lizzie Fortunato, il brand americano delle sorelle Fortunato, probabilmente l'avete visto su Velvet qualche tempo fa. Io me ne sono innamorata, poi dimenticata, e infine l'ho ritrovato ieri, e adesso non ho intenzione di lasciarmelo scappare.

Le loro maxi collane sono un mix di fiocchi, bottoni e pezzi di stoffa: hanno un'aria molto D.I.Y. (a tal punto che sto meditando di fare una prova, dati i prezzi di queste collane).







Anche le collezioni per la prossima estate sono zeppe di collanone e colli, e ovviamente un resoconto dettagliato (non ho ancora finito di visionare tutto, aimè) è in arrivo prestissimo!