Saturday, May 17, 2008

ECCO IL MIO PROSSIMO PROGETTO D.I.Y.

E' vero che quando la mania D.I.Y. ti prende, non te la togli più di dosso: a me è successo proprio così. E quindi eccomi qui che, appena un mese dopo aver completato il mio primo progetto fai-da-te, ne ho già trovato un altro (e mi ci sono ossessionata per un intero pomeriggio).

Tutto è cominciato quando, navigando a caso, ho trovato questo colletto di Peter Jensen: un colletto stile camicia, esagerato nelle dimensioni e ricoperto di perline di varia natura.

Questa scoperta ha innescato una reazione a catena, che a sua volta ha riportato alla luce una serie di vecchie ossessioni, torturandomi per ore ed ore. Le vecchie ossessioni su cui ho rimuginato un intero pomeriggio sono state molteplici: dai colletti, ai colletti di perline, a loro usi, ad, appunto, il D.I.Y.

Tempo fa, avevo appunto dichiarato l'idea del colletto tutto fronzoli abbinato ad un outfit niente fronzoli, e da allora quello del colletto
è stato un po' un pensiero fisso. Il colletto di Peter Jensen poi mi ha ricordato una vecchia passione: un colletto di Paul Smith dell'anno scorso, di cui sembra impossibile trovare un'immagine decente, perciò ve lo beccate in azione:



E' un colletto ricoperto di perle di varie dimensioni, attaccato a semplici pullover di maglia e abitini bon-ton, che ricordo una delle mie ossessioni più grandi della stagione passata. Come per il colletto di Miu Miu, anche per questo avevo piani casual di magliette in jersey grigio e jeans, purtroppo mai andati in porto (nè con l'uno, nè con l'altro, purtroppo).

Ma il nuovo colletto scoperto oggi mi ha aperto uno scenario prima impensabile: il colletto D.I.Y.

Ovviamente ce ne sarà uno oversized e colorato come quello della foto, poi uno ricoperto di perle bianche (posso considerare accettabile la copia spudorata del modello di Paul Smith con la scusa che l'originale non è più reperibile in negozio?), e infine uno a cui ho pensato tutto il tempo, e a cui sono già affezionata: un mega colletto ricoperto di pietre nere scintillanti, da indossare su T-shirt bianche e grigie abbinate a jeans dal taglio pulito e ballerine, per dare un'aria nuova all'abbinamento più classico.

Domani mattina corro in merceria, attendete i risultati (ovviamente col tempo, dato che la mia esperienza mi ha insegnato che cucire miliardi di perline non è cosa da poco!)

IL PERSONAGGIO DELLA SETTIMANA..



...sembra essere Renata Molho. Intervistata - in modalità e con fini diversissimi - da Scott Schuman e Vice.

E' bello leggere di lei, perchè non credo che le persone genuinamente interessanti ricevano l'attenzione dovuta. Ecco, lei secondo me è genuinamente interessante: ha vissuto mille esperienze ma sa ancora essere ispirata e autentica nei modi e nella scrittura. Per non parlare del suo stile, che se ne frega ecletticamente delle misure e canoni dettati dall'elegante Milano (per quello che posso vedere online, s'intende).

E la Pillola di Saggezza della settimana:

La contemporaneità sono ancora gli anni ’80.


Friday, May 16, 2008

NOVITA' SCINTILLANTI

Ho la grande fortuna di avere un fidanzato esperto e appassionato di scarpe. Quando si tratta di sneakers lui ne sa una più del diavolo e, cosa più importante, tiene informata anche me (con una mini-newsletter quotidiana delle ultime uscite). Non solo, quando siamo in qualsiasi città andiamo sempre in esplorazione dei negozi di streetstyle più nascosti alla ricerca delle edizioni limitate e ultimi numeri vintage. Mi ha fatto scoprire un mondo, quello delle scarpe da ginnastica, incredibile: fatto di limited editions patinatissime, negozianti un po' bastardi e duelli all'ultimo paio. Un gran bel divertimento.

Quello che più mi attrae di questa tribù degli sneakers-dipendenti è l'esclusività estrema. Certo, noi donne abbiamo le nostre it bags e must haves (e io intanto chiedo scusa per tutto l'inglese infilato in questo post), ma quando si tratta di scarpe da ginnastica, trovo che il gioco si faccia più interessante. E' una vita fatta di sottili riferimenti (giocatori di basket anni '80, citazioni cinematografiche e così via), di una minuscola striscia colorata che fa la differenza, di ragazzi che sanno essere molto più acuti osservatori di moda di qualsiasi fashionista.

Fra le tante scarpe che ricevo nella mia quotidiana newsletter, c'è un paio che non riesco a togliermi dalla testa. Si tratta, neanche a dirlo, dell'ennesima edizione speciale della Nike, in occasione delle Olimpiadi di Pechino 2008.





Il modello è il classico Dunk, ma in versione matelassè e vernice monocromo. I colori sono ovviamente quelli dei cinque cerchi olimpici, scintillanti come non si era mai visto (sono particolarmente ossessionata da quelle rosse e quelle nere, e le cose che ci si potrebbe fare con un outfit). Sembra il lavoro di un artista, un pezzo d'arte non da indossare, ma da tenere in bella vista (e magari collezionare in ogni colore).

[immagini da Kenlu]

Thursday, May 15, 2008

FUSIONI TECNOLOGICHE

Chi passa spesso di qua, sa che le mie fissazioni sono molteplici: una di queste è il cellulare.

Quando dico che sono fissata per il cellulare però intendo dire che sono una purista: siccome lo uso per fare due cose (ovvero chiamare e messaggiare), e neanche così tanto poi, non mi sono mai appassionata alla questione di cover, suonerie, giochi eccetera, e i miei cellulari sono sempre stati i più semplici e ridotti al minimo indispensabile.

Per questo motivo, quando mi è stato regalato un cellulare super modaiolo al fine di recesirlo, ho pensato che sarebbe stato divertente, per una volta, abbandonarmi a un'esperienza tecnologica meno razionale e più frivola.

Dopo mesi di attesa (e io che da leggermente interessata diventavo gradualmente super impaziente), il cellulare è arrivato, e in pochi minuti mi ha fatta tornare alla mia vecchia corrente di pensiero pro-cellulare-senza-fronzoli.

Perchè è innegabile, il Nokia 7900 Crystal Prism, con cover e accessori diesgnati dall'artista Frederique Daubal, è un giocattolino niente male, ma una volta aperta la scatola, esplorato con eccitazione tutti gli extra (parlo di un porta-cellulare in pelle cangiante viola e un foulard con stampa che richiama la cover del telefono) e navigato un po' il menu, quel che resta è un telefono con qualche difetto. Come ad esempio il bordo superiore, che mi ferisce l'orecchio ogni volta che chiamo qualcuno, o il fatto che il corpo sia realizzato con un unico pezzo di plastica nera che puntualmente di riempie di ditate e polvere, molto poco glamour.

Le prestazioni tecniche sono certo di alto livello, come tutti i Nokia, e con una fotocamera munita di flash e un lettore MP3, davvero non ci si può lamentare. Per non parlare del fatto che tutta la grafica del menu è in linea con lo stile del telefono, e che l'illuminazione della tastiera può essere scelta in una palette di cinquanta colori, da tutti i possibili toni del verde a qualsiasi sfumatura di rosa, passando per il giallo e il blu (cosa che mi ha tenuta impegnata a cambiare colori per circa un'ora). Ma il mio cuore appartiene ad un altro cellulare, un Nokia E50, che essendo parte della linea business, è leggermente più maturo nei contenuti (meno fronzoli, dunque).

Susie Bubble ha interpretato alla perfezione l'idea del telefono alla moda, il suo post è davvero troppo divertente e consiglio a tutti di dare un'occhiata.

Dall'altra parte, l'idea del cellulare "artistico" resta una buona idea. Questo non sarà infatti il Nokia più pratico del mondo, ma è di certo bel disegnato. Questo mi fa pensare come potrebbero essere altre collaborazioni, con artisti come Krisatomic, Sandra Suy, Fifi Lapin...








...un telefono di moda più letterale, da sfoggiare come accessorio assolutamente frivolo. Non più teconologia ma sfizio all'estremo.

Sunday, May 11, 2008

SCARPE D'ESTATE, FANTASIA DI TACCHI

Le scarpe sono tra le grandi manie delle donne. Ultimamente anche più delle borsette, come notano dall'Observer. Quindi può succedere che davanti a tanta richiesta gli stilisti si trovino un po' sperduti e a corto di idee.

Capita dunque che il centro della loro attenzione non sia più la scarpa in sè, ma il tacco.


[Proenza Schouler, Fendi, Marc Jacobs, Zanotti, Celine, Cavalli, Chloe]

Da forme design a elementi decorativi poco comuni, il fulcro dell'attenzione viene spostato sotto i talloni, spesso con successo, a volte con scelte stilistiche discutibili.

Chi si è davvero divertito tanto con i tacchi, manco a dirlo, è stata Miuccia, che già da tempo fa del tacco uno dei centri del suo sfogo creativo, con decorazioni, intarsi e pietre preziose:



Ma se siete alla ricerca di un'alternativa un po' più economica e controcorrente, suggerisco le creazioni di Finsk, giovane marchio finlandese che propone scarpe dal design innovativo e fuori dal comune. La loro ultima collaborazione con la catena inglese Faith in particolare ha un modello con un tacco a cono lavorato di grande impatto (anche se a ben guardare tutti i loro tacchi sono molto architettonici):



Ottima idea per designer in crisi creativa o per ravvivare in modo discreto un outfit un po' noioso.

Saturday, May 10, 2008

STAMPE CHE COZZANO FRA LORO

Mi è molto difficile passare dall'inglese all'italiano, e viceversa. Questo perchè, in inglese, questo post sarebbe stato intitolato Pattern Clashing, un semplice binomio di parole che nei mondi anglosassoni definisce precisamente il trend di cui voglio parlare. Ma nel mondo italiano devo fare strambi giri di parole con un risultato dalla dubbia comprensibilità. E sebbene non sia affatto soddisfatta del mio titolo, trovo che comunque rappresenti alla perfezione il tema trattato: caos, incertezza, (a volte) importabilità.

Perchè il Pattern Clashing, non è che, appunto, stampe che cozzano fra loro. Ma detto in inglese molto spesso significa che, per quanto bizzarra come idea, funziona. E la stessa cosa devono aver pensato molti stilisti, che per la primavera/estate 2008 hanno accostato fiorati di tutti i generi, righe, pois giganti o minuscoli, drappeggiati sul corpo o lasciati in linee minimali, per insiemi che spesso lasciano soncertati e confusi, ma altrettante volte funzionano.



[Aquascutum, D&G, Duro Olowu, MAtthew Williamson, Comme des Garçons, Luella, Diane von Furstenberg, Etro]

Ce n'è per tutti i gusti: dalle linee semplici e pulite ai giochi di ruches fiorate mix'n'match tra il punk e il romantico. Vestiti estivi in colori tenui, continui richiami all'etnico in versione urbana, accessori e trucco ridotti al minimo indispensabile: l'impensabile pattern clashing diventa dunque portabile, semplificato, quasi normale.

Gli stilisti che a mio avviso hanno interpretato meglio le stampe mix'n'match sono stati Dolce & Gabbana e Dries Van Noten: entrambi hanno creato collezioni che, con stili e modalità diverse, inglobano le stampe in modo del tutto naturale in abiti e abbinamenti adattabili a una miriade di occasioni.



Dolce & Gabbana hanno sviluppato una collezione a tema artistico, con abiti come tele da sporcare a piacimento, in passerella abbinati a tessuti damascati simil-tappezzeria e tulle con un effetto molto casuale, tenuto insieme da una cintura. E proprio questo effetto finto casuale mi ha colpita, un po' manierista, un po' quello che una studentessa di belle arti molto chic e un po' distratta indosserebbe.



Tutt'altra storia da Dries Van Noten, dove il pattern clashing diventa un esercizio di stile, mirabilmente eseguito su superfici uniformi per sottolinearne la natura contrastante. Stampe a fiori che quasi sfociano nell'astratto, giochi ottici, colori brillanti, il tutto con capelli raccolti in un semplice chignon e sandali piatti. Look adattabili a mille occasioni, eppure sempre impeccabili, mai over the top.

Navigando nel web, gli esempi di questo trend non mancano. Ovviamente le due blogger più sperimentali sulla piazza si sono cimentate a loro volta con look che invece, come è loro stile, sono assolutamente over the top:


[Dreamecho]



[Style Bubble]

Infine, leggendo qua e là, stamattina sono incappata nel lavoro di una giovane designer di nome Camilla Vaccari che, in collaborazione con il negozio milanese Cavalli e Nastri, ha creato una mini collezione di camicie servendosi di scampoli, vecchi bottoni e passamaneria.



Il risultato è sorprendente: queste camicie sembrano fatte apposta per l'estate. L'effetto pattern clashing rimane, ma qui viene concentrato in un unico capo, che abbinato a jeans a ballerine promette un effetto bon-ton ma all'avanguardia, semplice ma interessante. Del tutto distante dal caos e importabilità che il titolo suggeriva.

Tuesday, May 06, 2008

COSTUME INSTITUTE GALA: CHI SE L'E' CAVATA MEGLIO SUL TAPPETO ROSSO

Ieri sera al Metropolitan Museum di New York ha avuto luogo il Costume Institute Gala, il ballo organizzato da Anna Wintour in occasione dell'apertura dell'anuale esposizione di moda del museo (quest'anno dedicata al mondo dei supereroi).

Si può dire che questo sia l'evento più importante dell'anno: tutte le celebrità sono invitate, ed è una vera lotta per che stilista veste che celebrità, e nessuno è immune dai pettegolezzi del giorno dopo, quando le foto compaiono su tutti i siti e blog, per venire commentate fino allo afinimento. Ovviamente questo blog non fa eccezione: qui di seguito gli abiti che mi sono piaciuti, quelli che non mi sono piaciuti, e altre cose interessanti.

Inizio subito con quelli che non mi sono piaciuti per niente, che in realtà sono solo due (quello che non è menzionato qui mi è stato assolutamente indifferente):



Rachel Bilson mi ha delusa tantissimo, quella pettinatura non le fa per niente onore e un abito nero da strega non fa che peggiorare la situazione, mentre trovo che la bellissima Tilda Swinton non abbia per niente bisogno di tutto quel trucco in faccia a l'abito (Prada?) potesse essere accorciato di un bel pezzo. Mi chiedo chi siano le loro stylist, e se siano state prontamente licenziate o meno.

Il bello devo dire che però non è mancato:



Un tripudio di colori pastello e tinte più forti, linee femminili completate da capelli e trucco da dive: non saprei scegliere la mia preferita.

Bellissimo il corto Alberta Ferretti di Diane Kruger, sbarazzino ma impeccabile in tessuto simil-foglio d'argento con un inaspettato dettaglio fluo nelle scarpe, sorprendente Eva Longoria in mille petali oversized color melanzana di Marchesa, Gisele come una dea greca in Versace, Mischa Barton in un eclettico mix di Missoni, Kirstin Davis solare in un candido trionfo di pieghe di Michael Kors, Zoe Kravitz fedele alla sua natura rock'n'roll mescola velluto anni venti e boa di piume, Christina Ricci divina sirena fra spuma di velo e coralli di raso Givenchy, Jennifer Lopez in un lungo susseguirsi di pieghe con fascia incrostata di pietre. Divine è dir poco, forse non molto fedeli al tema della serata (più fate che eroine), ma sicuramente di grande effetto, eleganza e femminilità.

Una cosa curiosa è stata la moltitudine di lunghezze-non lunghezze: che sia polpaccio o caviglia con decolletè a vista, non posso dire di aver gradito queste vie di mezzo:



Lungo-non lungo, corto-non corto, trovo non ci sia niente di peggio (e di meno glamour).

Ora passiamo alle menzioni d'onore, quelle troppo belle, troppo particolari, insomma le mie preferite.




Jessica Stam in corto, vestita dal duo Proenza Schouler. Sebbene questo abito non sia niente di che rispetto a quelli visti sopra, mi piace la sua semplicità e allo stesso tempo complessità: linee semplici ma sovrapposizioni di pannelli si stoffa che lo rendono interessantissimo, in particolare nel tessuto bronzato/pailettato in un inusuale marrone (avrei cambiato i sandali, troppo costrittivi e in deciso contrasto con la leggerezza strutturata del vestito).



E poi la mia foto preferita: Kate Mara con il designer (di cui indossa una creazione) Zac Posen. L'abito è bellissimo, con il top asimmetrico e un'infinito susseguirsi di ruches e balze, tutto in un giallo di grande effetto ed impatto. Ma l'abito sembra fatto apposta per essere fotografato accanto al designer e al suo completo blu elettrico (che nell'insieme ricorda vagamente Clark Kent versione giornalista del quotidiano Metropolis). Adorabile.



Ma la menzione d'onore va ad Anna Wintour, regina della serata. Il suo abito Chanel, ispirato a Storm degli X-Men, era un semplice lungo di paillettes argento, con l'aggiunta di particolari imbottiti che hanno fatto della Wintour non solo la regina, ma anche il supereroe della festa.

Saturday, May 03, 2008

DOPO UNA LUNGHISSIMA ASSENZA: NEW YORK, COSA, COME E PERCHE'

Eccomi qua, dopo quella che mi è sembrata un'eternità lontana dal blog....Purtroppo una serie di sfortunati eventi non mi ha permesso di tornare che ora, ma, se tutto va bene, d'ora in poi le cose dovrebbero andare un po' più lisce...

Dunque: perchè sono andata a New York? Ho avuto la fortuna di essere stata selezionata assieme ad un gruppo di miei compagni di classe per partecipare ad un progetto in collabozione con la leggendaria Parsons School of Design (scuola al tempo frequentata da Marc Jacobs, Donna Karan, i due designer dietro a Proenza Schouler, ecc.). Ognuno di noi "londinesi" è stato abbinato ad uno studente di fashion design, con cui abbiamo stretto contatti nelle settimane precedenti al viaggio, per parlare dele loro thesis collections al fine di scrivere una serie di profili per la rivista/portfolio pubblicata annualmente dal mio corso.

Alla Parsons abbiamo assistito alla presentazione delle collezioni di alcuni studenti: come in Italia si discute la tesi davanti ad una giuria di professori, lì ognuno ha presentato la propria collezione finale (dai cinque ai dieci capi) davanti ad una giuria formata da PR, compratori, giornalisti del mondo della moda. E' un momento altamente adrenalinico ed emozionante, in quanto la giuria non sempre è delle più magnanime, e da questa presentazione di una decina di minuti dipende il voto finale dello studente e la sua candidatura a designer of the year. Purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di assistere a tutte le presentazioni, ma in due giorni passati alla Parsons mi hanno fatto conoscere un sacco di nomi nuovi che spero in futuro di vedere sulle pagine delle riviste di moda e nelle boutique, perchè ho trovato molti di loro bravissimi e di gran talento. Nei prossimi giorni posterò una selezione dei miei preferiti.

Per il resto il mio viaggio è stato bellissimo: purtroppo essendo un viaggio "di lavoro" non sono riuscita a fare tutto quello che avrei voluto (per esempio, non vedevo l'ora di visitare Dumbo e Wiliamsburg, sobborghi di Brooklyn zeppi di boutique di designer all'avanguardia, gallerie d'arte e negozietti vintage, dove una tabella di marcia troppo fitta non mi ha permesso di andare). Però mi sono fatta dei bei giri nel Lower East Side, Soho, Tribeca ec. In particolare sono rimasta colpita dal Meatpacking District, che non avevo mai visitato prima. Si tratta, abbastanza letteralmente, di un quartiere che un tempo ospitava il grande mercato della carne a New York, e che negli ultimi dieci/quindici anni ha subito una trasformazione che ha portato boutiques e ristoranti alla moda, lasciando però intatta la natura del quartiere. Questa è un po' la filosofia della città intera: infatti moltissime delle aree che circondano Manhattan si stanno gradualmente sviluppando in questo senso, e quello che mi stupisce è come i locali più alla moda sopravvivano in prefetta armonia con i quartieri dove sorgono, e come questi quartieri non perdano la loro natura originaria. Ciò porta New York ad essere una città in costante evoluzione, sempre moderna ma sempre fedele a se stessa, ed è una cosa che non avevo mai realizzato prima e che mi ha colpita molto.


Non sono mancati momenti assolutamente fuori dall'ordinario, come vedere mezzo cast di Gossip Girl durante la diretta di un programma televisivo mattutino filmato nei pressi di Central Park, o incappare in Jade Jagger ai controlli di sicurezza a JFK (per la cronaca: il cast di Gossip Girl è stato molto deludente, sono decisamente più belli nel telefilm, mentre Jade Jagger dal vivo è molto più bella). Fra le altre cose siamo capitati nella boutique di Patricia Field, leggendaria stylist di Sex and the City, e abbiamo fattodue chiacchiere con lei mentre rilasciava un'intervista e posava per un fotografo, e lo stesso giorno siamo stati raccattati sulla strada per posare in un servizio fotografico accanto ad una band emergente. Purtroppo non mi è concesso di rilasciare il nome nè dell'uno nè dell'altro, ma l'esperienza è stata incredibile. Cose assurde che succedono solo a New York!