Tuesday, January 27, 2009

ARETHA, FASHION ICON DA INSEDIAMENTO

Avete mai partecipato a una cerimonia religiosa ah Harlem, nel nord di Manhattan? A me è successo, e vi garantisco che è un'esperienza incredibile. Lasciando da parte l'intensità della situazione (se avete visto un qualsiasi film americano con una messa black con tanto di coro gospel: è esattamente così), quello che non sono riuscita a togliermi dalla testa sono le mise incredibili delle signore (e signori!). E i loro cappellini! Colori sgargianti, forme improbabili e tanto humor sono gli ingredienti di una qualsiasi messa battista nell'Upper West Side newyorchese, e la settimna scorsa Aretha Franklin ha unito questi ingredienti nella sua performance alla cerimonia di insediamento di Barack Obama.



Certo, la cerimonia in sè è molto più importante di un cappellino, e poi c'era la first lady da ammirare, ma l'accessorio di Aretha Franklin ha rubato la scena ed è in poco tempo diventato una leggenda, un simbolo di quel giorno, e un'ossessione per molti. Basta visitare la Bibbia del pettegolezzo OhNoTheyDidnt, dove oltre la metà degli utenti ha personalizzato la propria icona con il famigerato cappellino: dai personaggi di Gossip Girl a Kylie Minogue e Rhianna, dai cartoon di South Park allo stesso Barack Obama, tutti hanno indossato l'accessorio di Aretha, che a breve si è trasformato in un vero e proprio fenomeno.

Ma da dove viene questo cappellino tanto ammirato e desiderato? E'una creazione di Luke Song, cappellaio di Detroit (pare che Detroit sia la location perfetta dove aprire un negozio di cappelli: hai in mano tutte le star della musica black americana), il quale sostiene di aver venduto migliaia di quei cappellini dal giorno in modello ha fatto il suo debutto in TV. Ha avuto così tanto successo che ha deciso di produrre una collezione interamente dedicata alla cantante americana, con il suo cappellino in 12 modelli diversi per colore e misura del fiocco, le cui caratteristiche rimarranno però fondamentalmente fedeli all'originale, in feltro con bordi decorati di Swarowsky e fiocco protagonista. Alla modica cifra di $150, l'effetto è garantito.

Se poi siete appassionati di cappelli (io non lo sono personalmente, mi piace più guardarli che indossarli), e passate per Londra, il 24 Febbraio apre Hats, an Antology by Stephen Jones, mostra di copricapi curata dal cappellaio matto d'Inghilterra.

Friday, January 23, 2009

FRONT ROW STORIES

E' frustrante andare alle sfilate e doversene stare in piedi in ultima fila. Non si vede niente di quel che succede sulla passerella, e solitamente non c'è nessuno di interessante con cui condividere frustrazioni e gossip. Di solito, se non riesco a vedere bene i capi che sfilano, mi limito a spiare chi sta in prima fila, solitamente fashion editor internazionali squisitamente abbigliati.

Capita dunque che quando finalmente mi ritrovo in prima fila (per un errore ovvimente, non sono di certo materiale da front row), la mia deformazione professionale ha la meglio, e sono così felice di avere la prima fila opposta così vicina da poterne vedere ogni dettaglio, che allora mi dimentico di guardare quello che succede sulla passerella.

Comprensibilmente, direi: spesso quello che succede in prima fila è molto più interessante, intrigante ed elegante di quel che succede in passerella. Come questo trio di fashion editors ignoti, in divisa da lavoro:



(Vi ho mai parlato della mia ossessione per i jeans slim arrotolati sopra la caviglia?)

NEON & KHAKI: ISPIRAZIONE ISTANTANEA

Non so neppure cosa ci facessi sul sito di Teen Vogue, visto che sono mesi che non compro la rivista (cinque euro per neanche cento pagine in cui i servizi iniziano a pagina sessanta? No grazie).

Fatto sta che non so come mi ritrovo sul sito, e tra i titoli (Hannah Montana, Twilight, ecc: ecco perchè non lo compro mai) leggo "Style Feature: the Khaki & Neon Look". Mi ha subito fatto pensare a questo servizio visto su Vogue UK circa un anno fa, che usava lo stesso principio ma invece del khaki usava i toni pastello e tessuti trasparenti.

Lo styling di Teen Vogue è a volte un po' troppo estremo per i miei gusti, ma mi piace quando lascia intravedere un filo di neon per ravvivare l'insieme.



Ovviamente parte la ricerca di un neon adeguato, e dato che, si sa, non sono una fan di eccessi frivoli, ho pensato al blu come soluzione perfetta. Non so se la tonalità che ho in mente si possa definire neon, ma da quando ho visto il servizio su Teen Vogue non riesco a togliermi dalla mente questa foto, che ho ripescato dai meandri del blog di Scott.



Portato agli estremi: il khaki è scurissimo (forse è già un altro colore?), il blu è più vivo che mai. Due colori scuri con una luminosità davvero inaspettata, quasi effetto sorpresa. Ispirazione istantanea.

Thursday, January 22, 2009

ISABEL TOLEDO E JASON WU: CONTINUA LA TRADIZION DI MICHELLE

Con tutte le cose importanti da dire sulla cerimonia inaugurale dell'altro ieri, più di qualcuno ha dedicato ampi spazi alla mise della first lady americana, e io non sarò da meno. D'altronde, questo blog è patria di frivolezze, quindi perchè no? La signora Obama nel suo vestito giallo Isabel Toledo mi è piacuita tantissimo, alla faccia di chi ha definito la mise inappropriata alla situazione e al suo fisico (certo non sono una fan di quelle scarpe verde petrolio verniciato, ma non si può avere tutto nella vita...).



La stessa sera, l'abito bianco monospalla di Jason Wu (a detta di tutti, il nuovo Oscar de la Renta) l'ha accompagnata al gala inaugurale, non meno elegante e chic.



Mi vengono i brividi se penso all'emozione che questi due designer devono aver provato, scoprendo, pare dalle news in tv, che Michelle aveva scelto proprio i loro abiti per la cerimonia di insediamento e il gala inaugurale. La mente dietro quest'operazione stilistica è Ikram Goldman, proprietaria di una delle migliori boutique degli Stati Uniti.

La first lady resta fedele alla sua tradizione di prediligere abiti di stilisti americani di prima generazione: Isabel Toledo è cubana, mentre Jason Wu si è trasferito in America da Taipei all'età di nove anni.



Degne di nota anche le mise delle figlie del presidente: cappottini sgargianti con maxi nastri di seta ton sur ton. Adorabili!

Saturday, January 17, 2009

MICHELLE OBAMA E IL TOTO-DESIGNER DELL'INAUGURAZIONE

Anche se le personalità della capitale americana hanno confessato al New York Times che è contro l'etichetta rendere noto lo stilista che si indossa (e questo vale per l'inaugurazione della presidenza di Obama la prossima settimana, ma anche per tutti gli eventi mondani di Washington), i giornalisti e blogger di tutto il mondo non fanno altro che speculare su chi sarà il fortunato che vestirà la futura first lady, già famosa per le sue scelte stilistiche.

Il New York Daily News, conscio della predilezione della signora Obama per gli stilisti emergenti, ha chiesto a nove diplomati della prestigiosa Parsons School of Art and Design di fare la loro proposta. I giovani stilisti selezionati hanno presentato in un bozzetto la loro idea della first lady, e i risultati variano da completi seri dalle linee basic a veri e propri abiti da sera in tonalità accese.

E' stata una bella sorpresa trovare tra i giovani selezionati la mia amica Melissa Luning, diplomata l'anno scorso con una collezione finale interamente ecologica. La sua passione per la maglia di fili naturalli l'ha portata a una carriera di knitwear designer, e, tra gli altri, ha collaborato all'ultima collezione di Doo.Ri.



La sua visione per la cerimonia inaugurale comprende un abito di cashmere leggerissimo (amo il cachemere, ha la mia approvazione!), grigio con texture a contrasto e bordi a coste. Della sua creazione ha detto: "Michelle non indossa sempre grandi marchi, si veste come la maggior parte della gente. Questo vestito è nato dala necessit di qualcosa di semplice e confortevole, ma allo stesso tempo elegante."

Friday, January 16, 2009

AVREI VOLUTO ESSERCI...

Thom Browne è uno di quegli stilisti che mi fa venire la frustrazione di non essere uomo.

Le sue silhouettes ristrette sono simbolo di una nuova eleganza moderna che approvo. Per questo mi mangio le mani per essermi persa la sua prima sfilata italiana (non che fossi invitata, ma non è questo il punto): quaranta modelli con outfit identici (completo grigio e cappotto cammello) hanno inscenato un tipico giorno di lavoro in un ufficio anni '50, con movimenti all'unisono dal battere a macchina a consumare il proprio pranzo. Un delirio di perfezionismo di cui mi rammarica il fatto che non ci sia un video disponibile (per ora).



Questa performance ha perfino convinto Suzy Menkes, che dopo aver definito la sua collezione Primavera/Estate 2009 "un disperato tentativo di restrizione più che una visione coerente di menswear," si è ricreduta dicendo: "la migliore descrizione per questa sfilata è 'perfetta'" (solo una delle innumerevoli lodi presenti nel suo articolo di ieri).

E questo non fa che aumentare la mia frustrazione...

OCCHIALI LENTIGGINOSI PER PELLI LATTEE

C'è chi ha tante lentiggini, e ne farebbe volentieri a meno, e c'è chi non le ha ma le vorrebbe tanto. Per il primo problema esiste una gamma virtualmente infinita di soluzioni, da fondotinta a fard di tutti colori e formule, ma per il secondo? Spray di finte lentiggni? Puntini disegnati a matita? Nessuna di queste idee mi convince, ma se ci si accontenta di una soluzione che non si prende troppo sul serio, c'è questo paio di occhiali del designer americano Kiel Mead suggerito da A Cup of Jo (blog di ispirazioni continue): nelle lenti sono incastonati dei minuscoli rubini, che una volta addosso sembrano delle lentiggini iper simmetriche.



Se come me pensate che questa sia una trovata troppo adorabile per essere ignorata, fatevi un giro sul suo sito: da pezzi di un puzzle a vecchie gomme da masticare, nulla è troppo strano o inappropriato per i suoi gioielli...

UNA RIVISTA CHE NON SI PRENDE SUL SERIO

L'altro giorno, Stefano ha linkato i suoi lettori al favoloso blog MagCulture, che è praticamente un paradiso per ossessionati di progetti editoriali come me (e infatti mi sento una scema per venire a conoscenza di questo blog solo ora).

Di conseguenza, ho passato un'ora attaccata al computer a scorrere tutti i vecchi post, e oltre a riviste che conoscevo, iniziative a me ignote e nuovi titoli che non mancherò di comprare, ecco una cosa del tutto inaspettata: una rivista di moda e giochi. Si chiama Amusement (occhio che col sito parte una musichetta spaccatimpani!), è francese ed è stata fondata da un giovane con la passione per le console e i gadget elettronici.



La prima cosa che ho notato della copertina è stato il geniale gioco di parole: JapON&OFF, che mi ha subito invogliata a sapere di più di questo progetto editoriale unico al mondo. Trovo su PingMag un'interessantissima intervista al fondatore e direttore di Amusement, Abdel Bounane, che racconta come la sua passione per la tecnologia l'abbia spinto a fondare un sito sull'argomento a soli diciassette anni, sito che è poi stato comprato dal gruppo LVMH (quello di Loius Vuitton, per capirci). Dopo questo successo, ha iniziato a scrivere di tecnologia per diverse riviste, ma sempre con un punto di vista socio-culturale, e ha collaborato con Playstation a un sito di arti visive legate alla console. Poco dopo nasce Amusement, il primo magazine di intrattenimento interattivo con un approccio visivo e artistico.



Il risultato è una rivista che non si prende sul serio, che a un approccio troppo tecnico preferisce uno stile semplice, comprensibile anche da un pubblico non esperto. Inoltre, ispirandosi alle riviste patinate più famose, Abdel ha deciso di lasciare spazio a servizi fotografici: "all'inizio abbiamo pubblicato servizi di moda (la loro direttrice creativa è Alice Litscher di M/M Paris, un'agenzia che si occupa spesso delle grafiche per Bjork), ma ora vorremmo presentare uno stile di fotografia più vcino al mondo dell'intrattenimento digitale, sempre senza perdere di vista lo stile. In sostanza, vogliamo un prodotto che sia bello da guardare, e lo stile è importantissimo in questo senso."



Non meno importanti i contenuti editoriali, su cui Abdel si esprime così: "vogliamo creare qualcosa di mai visto, contenuti concentrati su punti di vista specifici e dedicati a grandi personalità del mondo della tecnologia, interviste con domande che non sono mai state poste, trend emergenti. Non credo che tutti questi criteri possano coesistere in un unico articolo, ma posso dire che è un sogno che mi piacerebbe vedere realizzato!"

Utopie a parte, il futuro sembra roseo: il 2009 vedrà l'uscita di Amusement in lingua inglese, e distribuzione in America e nel Regno Unito. E' anche prevista una collaborazione a un videogioco per l'iPhone, e a un nuovo periodico per una galleria d'arte contemporanea francese.

Dopo queste premesse parte il mio conto alla rovescia per l'edizione in inglese: non vedo l'ora di vedere questi concetti messi in pratica!

Monday, January 12, 2009

GUARDAROBA DA SOGNO: NOTES BY NAIVE

Conoscete il blog Notes by Naive? L'ho scoperto tempo fa per caso, e poi ho passato la notte a guardarmi tutti i vecchi post (ci ho passato ore su quel blog). La blogger è una ragazza cinese di nome Tammy, che ora vive a Londra e ha una passione sfrenata per moda, cibo e viaggi. Credo lavori per VisVim, il che spiegherebbe la sua supercollezione di sneakers da sogno:



Il suo stile è raffinato ma molto mascolino: Levi's 501 (una frustrazione, perchè io li amo ma a me stanno malissimo), colori neutri e accessori sfiziosi, dalle ballerine Repetto con profili neon alla maxi bag Goyard di tela cerata, dagli Ugg argento alla Balenciaga Motorcycle con dettagli di tela grezza. Il suo fisico minuto (all'età di quindici anni ho scoperto le turiste asiatiche in vacanza nelle capitali italiane, e da allora è scattata l'invidia per i loro fisici che permettono così tante sperimentazioni...) le permette di giocare con le proporzioni: i jeans si allargano e si accorciano, le gonne si allungano, le magliette cadono morbide e i maglioncini della nonna diventano sorprendentemente attuali.

Il suo modo di fotografare gli outfit quotidiani sembra più uscito dalle pagine di una rivista giapponese d'avanguardia che da un semplice blog (idea che potrei adottare, dato che, come forse avrete capito, io odio farmi fotografare troppo):





E' magnificamente ossessionata dagli indumenti tecnici da lavoro:



Ha una collezione di sneakers (a parte le VisVim) invidiabile:



Anch'io vorrei poter osare un total-white da lavoro così discretamente elegante:




Sfogliare le sue pagine non ha fatto altro che aumentare alcune mie ossessioni: oltre alle sovraccitate VisVim e 501, anche i colori neutri, il cachemere, le tele grezze e le sovrapposizioni. Ma ha anche fatto nascere in me un interesse finora latente in tessuti come lo chambray e il madras, mi ha fatto scoprire le borse Goyard e un sacco di cose su negozi specializzati di Londra.

Il suo blog è particolarmente piacevole in quanto alterna post su vestiti e accessori a mini-guide che compila dirante i suoi viaggi e illustra con le immagini di una vecchia Lomo, a liste dei posti più buoni per fare colazione, immagini rubate in città e in generale cose che fa piacere fermarsi a guardare dopo una giornata stressante.

GOLDEN GLOBES: COME ROVINARE UN SOGNO

Ricordate l'ultima collezione presentata da Marchesa? Fu amore a prima vista, aiutata anche dallo styling semplicissimo, visi acqua e sapone e capelli scompigliati: un'idea di abito da sera che mi piace.

Non c'è da stupirsi quindi se rimango sconvolta da alcune immagini arrivate dai Golden Globes, che danno a una delle mie collezioni preferite della stagione un'interpretazione che di sicuro non approvo.




Oh No They Didn't, fonte preziosa per i pettegolezzi dello showbusiness, presenta le differenze in modo chiaro: red carpet contro passerella: chi vince?

Jennifer Lopez e Miley "Hannah Montana" Cyrus affrontano il tappeto rosso vestite Marchesa: il drappeggio dei tessuti è rovinato dai loro seni abbondanti, e la perfezione di trucco e acconciature toglie tutta la magia di questi abiti da fate del bosco. Posso permettermi di dire che il risultato è alquanto volgare (specie nel caso di Miley: per qualche motivo Jennifer Lopez è esplosiva ma splendida)?

Insomma, un ordinario disastro da red carpet.

MCTEGA: GIOIELLI DA SOGNO

Non sono il tipo da gioiellini: mi piacciono i gioielli grandi, collane oversized, braccialetti tribali, spille ammassate una sull'altra in un caos di colori e forme. Oro e argento vanno bene solo per completare pazzie che altrimenti non starebbero insieme.

Grazie a Jane di Sea of Shoes, tempo fa ho scoperto Mctega, un piccolo marchio di gioielli lanciato l'anno scorso da due amiche californiane, che hanno deciso di applicare i loro studi di medicina e chimica alla moda. Hanno così iniziato a creare gioielli di resina colorata che sembrano quarzi, collane di piccoli animali pendenti e, le mie preferite, collane incrostate di fogli d'oro, semplici ma preziose allo stesso tempo:





Questa è solo la prima collezione: chissà come si evolverà la loro tecnica (magari espandendosi anche in altri campi, dagli accessori alla moda)...Decisamente un duo da tenere d'occhio.

Thursday, January 08, 2009

SOGNI IMPOSSIBILI

Perdere la testa per un cerchietto da cinquecento dollari non è mai una buona idea in tempo di crisi economica. Ma allora perchè non riesco a staccare gli occhi dal sito di Paige Gamble?

Ho trovato le sue creazioni per caso, e non credo riuscirò a rassegnarmi tanto facilmente. La sola lista dei materiali è da sogno: fiori di pitone fatti a mano in un antico laboratorio artigiano di New York, cristalli di quarzo e titanio iridescente, guscio di tartaruba bianca, petali di orchidea rivestiti di resina, il tutto applicato a minicerchietti di pelle di struzzo, pitone e anaconda. I colori sono incantevoli, dal rosso corallo al lampone, dal blu pavone al denim.






Mi sono innamorata di tutto, anche dei maxicerchietti di razza: e chi lo sapeva che la pelle di razza fosse così incantevole?



Come già detto, i prezzi sono proibitivi, e quindi tanto vale dare un'occhiata anche alle borsette...Stessi materiali da sogno e applicazioni di pietre preziose ma dai tagli irregolari (o ironici nel caso di pesciolini e granchi).




Le pietre e quarzi ricorrenti in questa collezioni mi ricordano un marchio di gioielli che mi ossessiona da qualche mese...Ma di quello scriverò domani: ora, se non vi dispiace, mi immergo nel mondo da sogno di Paige Gamble!

ANCORA BORCHIE E PAILLETTES

Com'è stato il vostro inizio 2009? Io ho passato un capodanno bellissimo nella neve in Austria, ma al mio ritorno ho trovato ad aspettarmi una tutt'altro che piacevole influenza, e ho passato la settimana a letto. Dato che la vista prolungata di uno schermo mi da la nausea, oggi mi limito a integrare quel vecchio post su borchie e paillettes.

Sergio del forum di Pop Rock mi ha gentilmente ricordato dell'esistenza di Gienchi, marchio che conoscevo ma che, chissà perchè, al tempo del post mi era proprio passato di mente. In particolare della sua collezione mi piacciono le converse ricoperte di croccanti paillettes, e quelle con borchie bucate: sono già state avvistate ai piedi di Agyness Deyn e Henry Holland, e su riviste come Elle e Teen Vogue.







Un divertente controsenso anche le scarpe da calcio ricoperte di borchie appuntite:


e che dire delle converse Hi-Top con esagerazione di lacci?


Sempre in tema paillettes viene in aiuto Rachael, che dal suo blog (se non lo seguite muovetevi ad aggiungerlo ai vostri preferiti! I suoi post sono concisi e punteggiati di ironia, e le cose che riesce a tirare fuori dal web sono spettacolari.) segnala Sophie Hulme, diplomata all'università di Kingston due anni fa e ora online con la sua seconda collezione. La passione per le paillettes è forte e fa da filo conduttore dei suoi lavori: giacche stile hi-tech brillanti per l'inverno, tuniche impalpabili con scherzi luccicanti per l'estate sono il suo biglietto da visita, con un occhio di riguardo a fiocchi inaspettati e tonalità metalliche.

I capispalla invernali completamente ricoperti di scaglie brillanti sembrano un divertente controsenso: li immagin fragilissimi, ma la forma è quella di parka multiuso. Sono curiosissima di vedere questi capi dal vivo, ma devo dire che questa stilista ha dei punti vendita alquanto singolari: in Italia pare si trovi solo a Montecatini, da Morini, sul cui sito però non c'è traccia del marchio. Credo che il mio prossimo viaggio a Londra sarà dedicato a lei e alla ricerca di questi splendidi pezzi.





Mi sono innamorata di questa giacca. Non ho trovato una foto di fronte, ma ho l'impressione che da davanti sembri un classico bomber, con questo stupendo e inaspettato dettaglio sul retro. Mi ricorda una collezione di Gaspard Yurkievich di cui parlai l'anno scorso: stessa maniera discreta di presentare un fiocco, che crea un gioco di drappeggi che mai avrei pensato di trovare in un bomber.



Sono rimasta incantata pure dalle proposte per la primavera, con maxi T-shirts ricamate con decorazioni geometriche a contrasto, perfette per ogni occasione con sneakers di tela e blazer. Spero di trovare questi pezzi da Selfridges o da B Store, perchè da ora inizia l'ossessione!





Ultimo, ma non meno importante, un accessorio ricorrente nelle due collezioni di Sophie: lo zainetto ricoperto di paillettes, che a me sembra una versione estremamente ironica del classico zainetto di nylon Prada, must have degli anni novanta.



Una bella valanga di paillettes per riprendermi da questa orribile influenza!