Tuesday, March 30, 2010

MCQUEEN IN MUTANDE

Di Lee McQuen, post mortem, se ne sono dette di tutti i colori.

Trovo comunque terribilmente ironico (nel senso che l'ironia in questo caso e' terribile) e di pessimo gusto che, ad appena un mese dalla sua scomparsa, venga fuori una collezione di underwear di dubbio gusto, a cui lo stilista pare avesse iniziato a lavorare prima di togliersi la vita.

Ma se le persone che hanno in mano il controllo della sua eredita' non se la sono sentita di mettere in piedi una sfilata degna di lui, con quale coraggio hanno compiuto questo scempio?



Certo, lo atilista stesso aveva lavorato alla linea - che, per amor di completezza va detto, include pigiami di seta e capi meno tamarri di quello qui sopra - , ma un conto e' una linea di underwear persa in una mischia di accessori, collezioni donna, collezioni uomo, sfilate apocalittiche e genialita' pura, ma un set di mutande in solitario, in un momento in cui il brand sembra poggiare su un terreno cosi' incerto, mi sembra una mossa di pessimo gusto.


[Da WWD]

Sunday, March 28, 2010

MAD MANIA

Un po' in ritardo rispetto al resto del mondo, ho iniziato a seguire Mad Men, e ovviamente me ne sono innamorata. E' la perfezione distillata in quaranta minuti di telefilm: complotti, storie d'amore e tradimenti, lusso sfrenato e soprattutto estrema cura per i dettagli. Non sono esattamente una fan dell' abbigliamento tardo anni '50/inizio '60, ma devo ammettere che l'esecuzione è impeccabile.

Se apprezzo i costumi delle - bellissime - donne con distacco, sono gli uomini che mi hanno immediatamente conquistata. Capelli sempre perfettamente impomatati, nessun dettaglio fuori posto, occhiali con montatura tartaruga, cravatte e farfallini multicolore: a volte vorrei essere un uomo per godermi le sottili sfumature del loro stile.

In particolare mi ha colpito un colletto (come potete vedere, le mie fissazioni non mi abbandonano mai), quasi un peter pan declinato al maschile:



Ho poi scoperto (grazie ad una casuale visita a Mister Mort, vera e propria enciclopedia del vestire sotto forma di blog) che il colletto in questione si chiama Club Collar (google mi suggerisce la traduzione in italiano di collo arrotondato, il che non mi piace per niente e toglie tutta la poesia), pare non sia più tanto in voga e quindi difficile da reperire.

Io lo trovo squisito.

DESIDERIO DEL GIORNO



[Da Mistermort.]

Friday, March 26, 2010

DESIDERIO DEL GIORNO...SCIARPE FUORI STAGIONE

Qualche lettore particolarmente affezionato forse ricorderà la mia vecchia ossessione per le sciarpe (la quale poi ha portato ad una piu' recente ossessione per i colli che e' esplosa in ossessione per qualsiasi oggetto vagamente definibile).

Al tempo, avevo dichiarato che la sciarpa perfetta avrebbe dovuto essere "ENORME, di un filato (idealmente cashmere, of course), sottile ma corposo," di palette molto precise che ancora adoro (specie questa).

Oggi, mentre me la ridevo su questo sito (motivo delle risate: grafica precisa identica a quest'altro sito, che per ovvi motivi visito di continuo e quindi conosco come le mie tasche), ho scoperto un giovane brand che ha riacceso la miccia della mia primordiale ossessione in versione primavera/estate.

Le loro sciarpe sono perfette in quanto grandi (se non addirittura giganti), coloratissime e con stampe magiche e un po' ambigue. Sceglierne una sembra impossibile:





Il prezzo è un po' alto, ma la perfezione non ha prezzo. Nè ce l'ha l'ossessione.

Colgo l'occasione per segnalare anche Swash, altro brand dalle sciarpe desiderabili, scoperto grazie a Susie mesi e mesi fa.







Non ho ancora capito dove comprare le sciarpe di Swash (voi credete che io abbia intenzione di affrontare la primavera senza al collo quelle creature marine? Credete davvero che le mongolfiere non saranno il mio must per l'estate 2010 e che non troverò un modo di avere quelle teiere ai mio fianco al più presto?), principalmente perchè il mio computer stasera non sembra avere intenzione di collaborare e quindi è lento come una lumaca. Ma credetemi, le troverò, e non se ne salverà nessuna.

Wednesday, March 24, 2010

IN DENIM WE TRUST

Fare le cose di corsa e di fretta a me non è mai piaciuto (chi segue questo blog l'avrà capito, date le settimane di magra che ho fatto passare ai miei lettori), ma dato che a questo progetto delle bloggers italiane avevo aderito ben prima di immaginare che sarei stata risucchiata in un turbine di caos in quel di Londra, mi sento in dovere di partecipare seppur di corsa e in maniera poco approfondita (se non altro per le decine di blogs che oggi mi hanno linkata per questo).

Come avevo accennato alle organizzatrici dell'evento, non me la sento proprio di stravolgere lo stile di Pillole di Moda con un post su un mio outfit. Premetto anche che quel che segue andrà ampliato ed elaborato, perchè di carne al fuoco ce n'è tanta, e cruda non è mai buona (oltre al fatto che fa male, si sa).

Non appena ho sentito parlare di denim, la mia mente è subito volata da Sea of Shoes, che di jeans ne sa una più del diavolo. E' proprio dal suo blog che è nata in me la curiosità per le vare tecniche del denim giapponese (da cui a dire il vero sono rimasta affascinata in gioventù, quando il mio sogno era trasferirmi a Tokyo e imparare a progettare un kimono al Bunka College of Fashion).




Le foto qui sopra vengono da Sri Threads, laboratorio artigianale specializzato in tessili della tradizione folk giapponese. E' un mondo in cui non mi sono mai addentrata ma che non vedo l'ora di esplorare.

Mi sembra impossibile poi non menzionare l'ultimo numero di Wallpaper*, il cui servizio di copertina (che purtroppo non trovo online e che non ho avuto tempo di fotografare/scanerizzare, vi dovete per il momento accontentare della fotina qui sotto, che forse vi farà capire quanto male sono messa al momento) ricorda tantissimo i tessili qui sopra. La mia adorabile dirimpettaia di scrivania e le sue assistenti hanno avuto modo di smontare decine di paia di jeans e ricostruirli a piacere come tele d'artista.



Certo ce ne sarebbero sei milioni di cose da menzionare: la tradizione americana e Ralph Lauren, o la mia recente ossessione per le giacche di denim da indossare sotto un maglione oversized, o ancora lo squisito abbinamento del tessuto di Nîmes con il cammello e la maglia beige...

Ma al momento è davvero troppa, troppa roba su cui concentrarmi. Prometto di tornare sul discorso, e di tornarci preparatissima (con almeno un paio di immagini decenti, intendo).

qui sotto la lista dei partecipanti, in ordine sparso:


Irene's Closet - L'Armadio del Delitto - Iole In Fashion - My Floor Is Red - Sioux - Starbucks and Chanel - Mode-Moi-Selle - The Cupcake Diary - Viola Comes in Colours - Tuzi Fashion Tips - Student Flair - Fashion Trotter - Carmen's Closet - 7 Heures du Mat - Mix This match That - Bibi Wonderland - Eli Living in My shoes - Je Veronique - Ciarlott - Anna Zigliotto - Guady - Lilia Sole - Lady Marian - The Skeleton Party - Miss Fefe - La Principessa del Forum - Reports of a Velvet Rose - Lo Stile DeStijl - Alice VR - Stefi - Pensieri in Standby - Ago nel Pagliaio - I Wanna Look Like Sienna - Pig Chic - Coop Style - Tea Spoons of Me - The Maiden Brunette - Miss Velvet Bow - The Chic Blonde - Lidl Style - Blue is in Fashion this Year - Nayra Laise - The Minette Issue - Fashion for Breakfast - Rikina - Factory Style - Rose a Pois - A bit of Fashion - Voguette - Best of Blonde - Angela's Wardrobe - The blondie Stales - Simple Glamour Girl - Samuele Paladini - BBBy - Privalia - Vyrtuosa - Pillole Di Moda - Stefania Rocks - Barble Laura - Teresa - The Chic Blonde - Elisa Zampieri - Eli Vseli - Ego e Filo - Stile Stile Stile - Dressup for - It is Martina - This is me then - Penny Stylenotes - The Scent of Obsession - Rano 83 - Sardorialist - Kirei Girl da Madrid - Fashion Dollshouse - Punkie Shoes - Chiara Deanna

Monday, March 22, 2010

SE MAI DECIDESSI DI FARMI L'IT BAG...

Io, alle famigerate it bags, non ci ho mai creduto. Ammetto che all'età di sedici anni mi ero quasi fatta incantare dalle varie Balenciaga viste al braccio delle mie coetanee Olsen, ma ho presto colto la natura effimera del prodotto e non ci ho pensato più.

Negli anni ne ho viste talmente tante poi, che quel briciolo di curiosità e desiderio che mi era rimasto è svanito. Le varie Chloè (Paddington), YSL (Muse), Marc Jacobs (Stam) buone per una stagione e poi finite nel dimenticatoio della moda non hanno sortito su di me nessun effetto. Ma a dire il vero non ho nemmeno subito il fascino delle intramontabili Hermès Birkin o Chanel 2.55. Ho vent'anni, - mi ripeto - devo davvero donare la mia devozione a una borsa da quattro cifre? Le it bags sono come squadre di calcio per noi signorine, e la tifoseria non è una questione da prendere alla leggera.

Devo ammettere però, che da qualche tempo mi sento quasi pronta al grande passo. Ebbene sì, forse - e dico forse, e lo ripeto mille volte - sono pronta a farmi l'it bag. E' stato un cambiamento spontaneo e impercettibile, di cui mi sono accorta a malapena. Mi sono svegliata una mattina ed è stato chiaro che qualcosa era cambiato.

L'it bag in questione - che poi, non so quanti di voi saranno d'accordo a inserire la mia scelta in una categoria così illustre, seppur affollata - è di Akris, casa svizzera con una storia quasi centenaria e una filosofia che mi ridà la mia ormai quasi perduta fiducia nel mondo della moda artigianale.



Devo ammettere che il marchio lo sto ancora esplorando, ed è presto per decidere se meriti la mia totale fedeltà o meno, ma le premesse ci sono. "Moderno, femminile e discreto," sono gli aggettivi che usano per descriversi, sottolineando l'importanza della semplicità unita ad una qualità senza compromessi. Negli anni venti, Alice Kriemler Schoch (dalle cui iniziali nasce il nome A-KRI-S) produceva grembiuli a pois, e ci sono oggi i suoi nipoti a gestire ogni aspetto del brand, introducendo dei pois nascosti all'interno di ogni capo in onore della loro ammirabile nonna.



Sono molto, moltissimo tentata da questa borsa di cui non ho ancora capito il nome (il sito suggerisce Mocca horsehair large Ai bag, anche se non credo sia proprio il suo nome di battesimo). E' abbastanza riconoscibile nella sua forma, ma più difficilmente riconducibile al suo brand. E' una perfetta it bag su cui scervellarsi. E mentre qui ci si scervella, mi sa che io la piazzo in cima alla lista dei desideri.

DESIDERIO DEL GIORNO:

Prendere la mia cuginetta di due anni, lasciarla mezz'ora con un foulard di seta e qualche Giotto Turbo, sperare che il risultato si avvicini al seguente:



[Sciarpa Pixie di Antoni & Alison]

Sunday, March 14, 2010

DESIDERIO DEL GIORNO

Vorrei avere la pelle chiara, gli occhi azzurri, i capelli color miele e il viso di una musa pre-rafaelita.

E vestirmi così:




[Tutto il servizio su Foto Decadent]

SOLITARIO

Di Sruli Recht avevo già parlato brevemente sull'altro blog. Mi affascina il suo approccio un po' ingenuo e la semplicità dei suoi pezzi che sembrano disegnati per rendere la vita più felice senza complicazioni.

Da qualche giorno ho in mente r¿ng, anello con diamanti grezzi intercambiabili. Mi ha conquistata subito, complice forse la scatola di cartone, creata a mano da Snorri Már Snorrason.





E' il tipo di semplicità di cui avrei bisogno in questo momento, bombardata da caos cittadino e lavoro non-stop...

Wednesday, March 10, 2010

FINE TRANSITO

Eccomi qua. Come sempre, queste transizioni londinesi portano un po' di scompiglio qui sul blog, ma ora che sono sistemata a dovere nel mio appartamento vista cetriolo, e mi sono reimpossessata della mia scrivania vista cetriolo in redazione, credo sia ora che le cose tornino alla normalità (che poi sarebbe ossessione e follia).

Se il feticcio dell'estate 2009 erano i blu elettrici (mamma mia, quanto ero fissata!), il 2010 porta con sè un'ondata di novità. Io, solitamente devota ai neutri e alle tonalità più anonime, sono diventata una fissata di stampe. Stampe aquerellose, su sete impalpabili, abbozzi impressionisti che non hanno bisogno di alcuna presentazione.

A questo proposito ho al momento dedicato tutte le mie attenzioni ed energie a questo vestito, scovato chissà dove, di Permanent Vacation (che poi, un brand con un nome simile, si può non amarlo?). Non credo che queste fotine gli rendano onore, e io stessa non ho avuto il piacere di vedere dal vivo questo incredibile quadro da indossare.



La linea destrutturata mi ricorda molto la mia collezione preferita di sempre (ovvero Dries Van Noten, primavera/estate 2008), in particolare questo vestito (che a guardarlo bene non ha niente a che vedere...che scherzi fa la memoria!), che ancora rimpiango di non aver comprato quando l'ho trovato in saldo nella mia boutique preferita (che al momento è ridotta ad una voragine che presto lascerà il posto a un franchising Pinko).

Sono abbastanza convinta che, qualora decidessi di investire una fettina del primo stipendio della mia vita in questo vestito (cosa probabilmente inevitabile dato il mio livello corrente di ossessione), risulterebbe una scelta lungimirante e più versatile del previsto. Se si prende ad esempio Shipley & Halmos micro brand americano prepotentemente appollaiato sul mio browser da settimane, si può capire perchè.



Seguendo i consigli della sfilata autunno/inverno 2010, basterebbe un maglione bello grosso (e magari una calza pesante, la modella qui ha un colorito molto poco sano su quelle gambe) per transitare allegramente delle stagioni fredde con il mio futuro capo preferito!

E improvvisamente mi sembra di non poter affrontare le prossime quattro stagioni senza di lui...

Friday, March 05, 2010

PENSIERI SUL TALENTO

Credo che Gabriele Colangelo, in una fase forse ancora acerba della sua carriera, abbia raggiunto la complessità stilistica delle sorelle Mulleavy di Rodarte, e l'abbia saputa declinare con una finezza tutta nostrana.

Come ho già osservato sul blog di Stefano (nonchè nostro omonimo) qualche giorno fa, io vivo nella convinzione che se Colangelo fosse nato negli States o a Londra adesso si vedrebbe addosso a Michelle Obama, su tutte le copertine di Another Magazine, W, Vogue Paris e compagnia bella, e avrebbe già ricevuto un paio di offerte per prendere in mano una qualche maison francese dal presente polveroso. Se lo contenderebbero sul red carpet e si vedrebbe sovente addosso alle più colte fashion editors immortalate da Tommy Ton.





Mi fa piacere che da Dazed & Confused si siano accorti di lui, peccato che le foto rubate nel backstage della sua sfilata siano di qualità pessima!


[Immagini da Modaonline.]

CUORE DI MAMMA...



Dato che questa settimana il mio Firefox - solitamente abitato dai più svariati blogs, bozze di posts più o meno serie, foto, articoli, etc - si nutre di soli annunci Gumtree per stanze libere nell'east end londinese, il blog è a digiuno, e così resterà per qualche giorno.

Da brava sentimentale, però, ho deciso di ripescare qualche vecchio post - roba giurassica risalente addirittura al 2008 - da propinare a chi si fosse messo all'ascolto solo ora e si fosse dunque perso le chicche di una blogger alle prime armi. Almeno sapete con chi avete a che fare.

Che bello riguardare i vecchi post! Non posso evitare di provare un po' di nostalgia!

...moda di campagna per vacanze nebbiose.

...giorni di capitomboli sul ghiaccio.

...una bella tradizione a cui non ho lasciato prendere piede.

...la First Lady veste local.

...eroi di una pivella (quando la moda in merito era ancora un timido movimento web).

...ispirazione che va sempre bene: modelle in congedo.

...l'uomo vulnerabile sulle passerelle del 2008.

...trasparente.


[La bellissima foto qui sopra viene dal blog di Tommy Ton, che l'ha scattata durante le prove della sfilata Versace per l'Autunno/Inverno 2010. Pura magia. E già che ci siete, date un'occhiata alle foto scattate a casa di Anna Dello Russo. Io non ho parole, ma tanto si commentano da sole.]

Thursday, March 04, 2010

POST DI TRANSITO

Chiedo scusa ma di postare, in questi giorni, ne ho poco. Qualche giorno fa ho saputo che me ne devo tornare in fretta e furia nella mia seconda patria - ovvero la perfida e piovosa Londra - e preparare un trasferimento in quattro giorni non è mai semplice, neppure per una città flessibile e accogliente come la capitale britannica.

Chiaramente il blog ne soffrirà, anche se cercherò di non sparire per mesi dimenticandomi di lui (anzi, di loro). A questo proposito, i post a seguire saranno di poco impegno, ma spero non meno interessanti.

Proprio ieri notte, in piena insonnia pre-trasferimento, sono casualmente capitata su N.E.E.T., mio vecchio amore nonchè rivista per la quale ho scritto un paio di volte. Questo mese non ci sono pillole di saggezza ad opera della sottoscritta, ma non potevo ignorare il senso di meraviglia che ho provato mentre sfogliavo l'ultimo sforzo della geniale Stephanie J.

Vedere così tanta creatività prodotta da artisti entusiasti e disinteressati mi restituisce un po' di fiducia sui giovani e il web, che in questi giorni iniziavo a perdere.

Da Paper Gardens, a pagina 34:


Da The Virgins Suicide, a pagina 60:


Da Greenpiece, a pagina 91:

[Lu Flux]


[Jackson, Johnston and Roe]


[Adhesif Clothing]

Da Things You've Been Meaning To Do, a pagina 181:


Vi consiglio vivamente di andare a sfogliare il resto della rivista: questo mese è più straordinaria di sempre!

Monday, March 01, 2010

ST. MARTINS MONOCROMO

Tendo sempre a interessarmi di più ai nuovi nomi della moda: nuovi brand, stilisti emergenti, e soprattutto i giovanissimi appena usciti dalle scuole di tutto il mondo. C'è un'energia creativa unica nel lavoro di uno stilista alle prime armi, non ancora "rovinato" dal fashion system e libero di sperimentare quanto gli pare.

A questo proposito, mi fa piacere notare che tra le collezioni presentate a Londra la scorsa settimana dalla Central Saint Martins molte sono state volutamente lasciate monocromatiche. Una gioia per gli occhi. In bianco, il lavoro di drappeggi, tagli e strutture dietro ad un capo traspare alla perfezione, e il genio creativo degli studenti è protagonista.

Ho notato con piacere una serie di look discreti, forse coscienti del momento difficile che stiamo vivendo e rispettosi di un sistema moda che arranca. Questi i miei studenti preferiti, di cui spero di poter approfondire la conoscenza (e magari vedere su una "vera" passerella le prossime stagioni):


Yusuke Maegawa (qui la sua collezione del 2008, alla fine del triennio)


Tze Goh


Sao Ye Chen


Matthew Harding


Lily Heine


Mi piacciono tutti tantissimo: sarei indecisa su chi puntare, se mi venisse chiesto di sceglierne uno!