Quando i miei professori hanno annunciato alla mia classe che ognuno di noi avrebbe dovuto dare una mano allo stand della facoltà alla Graduate Fashion Week londinese, ho subito pensato sarebbe stata una perdita di tempo, avrei passato le ore più noiose di sempre e avrei aspettato solo alla fine della giornata per andare a fare altro.
Invece, il pomeriggio passato alla settimana della moda dei giovani diplomati ha riservato innumerevoli sorprese, che a raccontare tutto quel che è successo parrebbe di narrare una storia degna della migliore rivista di moda e gossip.
Perchè una cosa è passare qualche ora seduti dietro ad uno stand a distribuire la rivista della facoltà, ma essere capultati a un party esclusivo con una miriade di celebrità è una cosa completamente diversa.
Perchè oggi noi studenti abbiamo brindato con Claudia Schiffer, Zandra Rhodes, Agyness Deyn, Henry Holland, Pixie Geldof e Gareth Pugh, che si sono dimostrati curiosamente adorabili, abbiamo mostrato il nostro lavoro ad un'interessatissima Erin O'Connor, dalla quale abbiamo ricevuto moltissimi complimenti (e tantissimi paparazzi ci hanno nel frattempo fotografati), abbiamo visto molti nostri compagni ricevere premi dalle mani di pezzi grossi di aziende quali Mulberry e Pringle, insomma, una serie di emozioni nello spazio di poche ore che ancora stento a crederci.
La Graduate Fashion Week è una settimana in cui tutte le scuole di moda inglesi si riuniscono in una grande esibizione, per mostrare il lavoro dei diplomati (dal fashion design allo styling, dal giornalismo al marketing). E' un'ottima occasione per farsi conoscere dalla stampa, e per i giovani diplomati di conoscersi fra di loro, perchè, inevitabilmente, è molto probabile che il futuro della moda sia proprio in uno di quello stand.
E allora, nel poco tempo a mia disposizione fra lo stand e il party, ho dato u'occhiata in giro, alla ricerca di qualche stilista che mi auguro di vedere nelle liste di una Fashion Week futura. Certo, le scuole esposte sono tante, e gli studenti tantissimi, quindi nel poco tempo a mia disposizione i pezzi che mi hanno davvero colpita sono stati quelli con palette di colori più particolari, forme o stampe mozzafiato, o trovate stilistiche incredibili.
Qui di seguito una piccola selezione di chi mi è davvero piaciuto. Dato il poco tempo ho a disposizione foto fatte con il cellulare e qualche appunto veloce, ma nelle prossime settimane conto di contattare alcuni designer per esplorare i loro lavoro in modo più approfondito (devo solo organizzare le dozzine di biglietti d visita che ho accumulato!)
Una cosa che ci tengo ad aggiungere, è che qualche ora alla mostra mi ha aperto gli occhi su quante scuole di moda ci siano nel Regno Unito. All'estero si sente sempre parlare delle onnipresenti Central Saint Martins, Royal College of Arts e London College of Fashion, scuole la cui fama si dice sia ampiamente superiore alla qualità dell'insegnamento, e che per qualche motivo (c'è chi dice paura della competizione con altre scuole) quest'anno non hanno prtecipato alla manifestazione. Questo ha lasciato spazio a molte scuole, altrimenti oscurate dalla fama dei college londinesi. E' incredibile come scuole in posti come Manchester, Derby o Nottingham abbiano talenti sorprendenti, con idee spesso più valide di quelli usciti dai grandi nomi dell'educazione londinese.
Una scuola che in particolare mi ha colpita è stata la Università di Salford, vicino Manchester. Mi sono trovata a tornare al loro stand inumerevoli volte, colpita da alcune delle trovate dei loro studenti di design, spinta da un'impulso irrefrenabile di guardare meglio le loro creazioni, toccarle e fotografarle.
Il primo vestito che mi sarei portata a casa su due piedi è quello di Kerry Kempster, seta e pelle in tenui tinte pastello su una stuttura di lievi balze impalpabili. Squisito il contrasto tra la leggerezza strutturata della seta e la pelle, e trovo che Kerry abbia disegnato la soluzione perfetta per bilanciare i due materiali arricchendoli a vicenda. E' inoltre molto interessante il fatto che sia un abito in due parti: è composto da un vestito e un coprispalle solo appoggiato, senza alcun tipo di bottone o gancio a trattenerlo. Purtroppo non ho potuto vedere l'abito indossato (neanche in foto), ma lo immagino perfetto d'estate, su gambe abbronzate e ugualmente con jeans scuri a sigaretta. Con tacco dieci come con infradito minimale. Casual di giorno ma anche elegante di sera. Un pezzo che sono felice di aver visto, non me lo sarei voluto perdere per nulla al mondo. Spero di poter mettere lemani su qualche immagine più dettagliata, e posibilmente sul resto della collezione.
Della stessa università, Ruta Yohanes mi ha colpita per la coraggiosa scelta di colore (giallo canarino) e per il sapiente uso del drappeggio, rendendo incredibilmente leggero un tessuto piuttosto pesante. Il miniabito asimmetrico è in realtà una complicata struttura di pieghe, ruches e appunto drappeggi, mantenendo però una linea e uno scollo semplicissimo. Non indosserei mai qualcosa di giallo, tantomeno giallo canarino, ma il capo di Ruta è un'altro della serie "non riesco a togliermelo dalla testa." Spero che il resto della sua collezione proponga ancora drappeggi e colori insoliti, perchè per me questo vestito da solo porta un'ondata di freschezza e novità che crea dipendenza.
Ho poi addocchiato questo abito di Sally Evans, che a prima vista mi ha ricordato un Missoni di qualche stagione fa che avevo tanto amato. Trovo che la stampa acquerello sia divina, e di nuovo mi piace l'accostamento di tessuti leggerissimi e pesantissimi. Ultimo, ma non meno importante, il corpetto ridottissimo fino a diventare poco più che un orlo è la trovata giusta per bilanciare un capo che altrimenti risulterebbe troppo leggero o troppo pesante. Vorrei saperne di più sulla stampa, che rende l'abito come un quadro, una tela dipinta e una cornice azzurra.
Per restare in tema stampe, ho poi fatto un giro nello stand accanto dedicato ad alcuni studenti di Textile Design, e mi sono innamorata dei lavori di Leah Villanueva. La serie, intitolata Images of the Universe è una ripetizione modulare di, appunto, immagini della via lattea e dell'universo, riprodotte modularmente fino a diventare quasi astratte. I colorie le forme, la seta morbidissima su cui sono stampate hanno fatto di Leah la mia textile designer preferita. Vedrei alcune delle sue stampe in una collezione invernale di Prada, non mi dispiacerebbe una gonna a balze lunghezza ginocchio con le sue immagini dell'universo. Ci sono altre stampe, cercherò di dedicarvi lo spazio che si meritano (anche se al momento sembra impossibile contattare Leah, speriamo bene).
Per ora questi, appena sistemo appunti e foto il resto!
Thursday, June 12, 2008
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5 comments:
che splendidi lavori!!
bebe
L'abito di Sally Evans è davvero interessante, bellissima la stampa. Non vedo l'ora di vedere il resto :-)
Ciao!!
Ma studi alla Saint Martin??? Perchè sarei interessata anche io e mi piacerebbe chiederti qualche consiglio:)
Adoro il tuo blog comunque!
Cecilia
Guarda un pò cosa ho trovato:
http://www.catwalking.com/GRADUATES/GRAD_08/BA_shows/shows/SALFORD/shows/10-Kerry%20Kempster/index.htm
Anna
Cecilia: no, studio alla UCA (il sito è ucreative.ac.uk), un'università con campus nel Kent e Surrey. Quando mi sono iscritta ignoravo tutte le possibilità (foundation degrees etc.) e ho preso la prima offerta che è arrivata (qui il sistema di iscrizione ai corsi funziona un po' diversamente). Non mi lamento: i miei professori lavorano tutti per super riviste (mezza facoltà scrive regolarmente per Fantastic Man), e ognuno della mia classe entro la fine del BA aveva già fatto stage presso nomi grossi, da Vogue a W, dal Times a Wallpaper*. Comunque, mandami una mail, non ti prometto una risposta immediata (anche se adesso che sono in vacanza forse si), con tutte le domande che vuoi!
good luck!
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