Se all'inizio sorridevo e meditavo improbabili D.I.Y. (improbabili perchè, sarò onesta, se non riesco ad attaccare perline a un paio di calzini di sicuro non mi prenderò la briga di bucherellare pelle e denim e infilarci centinaia di chiodi metallici rovinandomi così le mie già malmesse mani), ora sorrido e penso "bah, è roba vecchia". E questo sebbene ci sino dei progetti di tutto rispetto che ancora mi illudo di emulare, come la felpa vertebrata o il blazer balmain-iano di Maison des Reveries, o che mi illudo di possedere, come gli impossibili mocassini borchiati di Louboutin.
Come tutte le cose vecchie, trite e ritrite, fatte e strafatte, viste e ancora viste, capita che ripresentate in una salsa nuova possono ancora attirare lo sguardo e solleticare la curiosità. Parlo di Prada, collezione uomo autunno/inverno 2009, che avevo intravisto in redazione e come spesso accade dimenticato. Oggi mi è tornato tutto in mente, grazie a un servizio di Amica che se sapessi usare lo scanner posterei all'istante (a dire il vero, l'intero numero è una lezione di filosofia dello stile che se non fossi contraria alla barbarie di strappare le riviste ci tappezzerei ogni parete della mia casa. Il mio amore per questa rivista non conosce limiti). Quelle borchie, viste su scarpe, borse e jeans malamente strappati, compaiono ora su rispettabilissime button down maschili, che sia io che il mio ragazzo adotteremmo volentieri:
Da ventiquattr'ore mi scervello per capire se sia il caso di imbattermi in una missione D.I.Y (magari utilizzando proprio una delle camicie del suddetto fidanzato)...Chissà che questa volta per passione non ci riesca?
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