Monday, November 03, 2008

YVES SAINT LAURENT SBARCA A SAN FRANCISCO...

Il tempo questo weekend è stato orrido. Per il mio ultimo fine settimana a San Francisco avevo in programma spiaggia e shopping (o per lo meno window shopping), e invece mi sono dovuta rinchiudere in musei e centri commerciali per fuggire a piogge torrenziali e temperature quasi sottozero.

Ovviamente entrambe le cose sono state piacevoli (come lo è stato scoprire che press discount al botteghino di un museo significa gratis), in particolare lo è stata la mia visita al De Young Museum, dove è appena stata inaugurata una mostra dedicata alla carriera di Yves Saint Laurent.

E' ancora aperto il dibattito della moda nei musei, spesso ci si chiede se è giusto che vestiti, scarpe e borsette siano in mostra accanto a opere d'arte vere e proprie. Non ho intenzione di cadere nel clichè del "la moda è arte," perchè è un argomento troppo vasto e ci sono troppe cose da prendere in considerazione prima di giungere a una qualsiasi conclusione.

Di una cosa però sono sicura: nell'ultimo anno ho avuto l'opportunità di visitare numerose mostre di moda, di grandi couturiers, stilisti all'avanguardia e nuovi nomi della moda, e sono grata di averne avuta l'opportunità. La moda nei musei permette ai visitatori di approcciarla con calma, una cosa che non esiste nella moda. Le sfilate durano quindici minuti, le boutique assaltano i sensi con odori, colori e rumori che niente hanno a che fare con i capi in vendita, e commessi alla ricerca di commissioni torturano noi poveri shoppers, seguendoci come un'ombra e tartassandoci con domande e proposte.

Ogni boutique dovrebbe essere come un museo: penombra, con fasci di luce soffusa a illuminare strategicamente ogni capo. Silenzio e lievi sussurri, rumori attutiti e visitatori rispettosi come in un santuario. Senza la patina delle riviste o i commenti dei fashion editor, i vestiti si mostrano per quello che sono, la loro perfezione tecnica messa a nudo.



Il momento più emozionante degli ultimi mesi è stato vedere dal vivo il famigerato bow dress, incredibilmente relegato in un angolo della mostra. Ma come! Se fossi stata io la curatrice, l'avrei piazzato all'ingresso, e poi mi sarei messa io in un angolo ad ammirare le facce stupite dei visitatori davanti a un tale splendore!

Il tubino è incredibilmente minimalista, di velluto nero, e il corpetto è realizzato nella tonalità di rosa più incredibile che abbia mai visto, perfetta per complementare quel nero profondissimo. I due colori e materiali creano un dialogo perfetto, tutto è al suo posto e le proporzioni non peccano di un millimetro. L'ho scoperto ieri, il fiocco è staccabile, e credo di aver passato circa un quarto d'ora a contemplare la perfezione con cui i bottoni che lo uniscono al corpetto sono ricoperti con la stessa stoffa, con precisione millimetrica.

Non ho parole per descrivere l'emozione che quei botoncini mi hanno suscitato. Ma una cosa è certa: forse la moda non è arte, ma di sicuro è nei musei che si sente più a suo agio.

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